Il processo
tribunale di Siena
“Era un assedio totale, era sempre sotto casa mia. Ho dovuto cambiare vita, stare al buio, staccare il citofono: continuava a mandarmi messaggi anche mentre lo denunciavo ai carabinieri”. Un drammatico racconto, interrotto dalle lacrime, ieri mattina in aula al Tribunale di Siena da parte di una 48enne della Valdelsa, parte offesa in un procedimento che la vede vittima di atti persecutori da parte dell’ex, un ragazzo di 30 anni, che non avrebbe accettato la fine della relazione, nel 2023. “Il no non era contemplato – ha riferito al giudice – la mia vita è diventata complicata, ho dovuto denunciarlo per riappropriarmi della mia libertà, mi trovavo in catene. Quando è basta è basta”.
La donna, difesa dall’avvocato Manfredi Biotti, è stata sentita in aula, ed ha raccontato l’incubo vissuto, a causa, secondo le accuse, dell’ex fidanzato cui era stato applicato il braccialetto elettronico come misura cautelare a seguito della querela: “Ho perso anche due volte il lavoro, mi sono dovuta licenziare prima della scadenza del contratto – ancora la donna al giudice Simone Spina - l’ho bloccato più volte sulle chat ma poi ero costretta a sbloccarlo per evitare che venisse sotto casa a fare il presidio”. Il processo proseguirà a fine febbraio con l’ascolto dell’imputato, difeso dall’avvocato Filomena D’Amora.
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