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Siena

Yara, stasera su Canale 5 il film sull'omicidio che fa ancora discutere l'Italia. Chi sono i protagonisti, c'è una svolta difensiva per Bossetti dopo sei anni?

Alle 21.21 la prima tv della controversa pellicola di Marco Tullio Giordana

Caterina Iannaci

23 Giugno 2025, 16:41

Yara, il film

Questa sera su Canale 5 va in onda “Yara”, diretto da Marco Tullio Giordana e co-prodotto da Netflix e Mediaset. Il film racconta la tragica vicenda di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra nel 2010 e ritrovata assassinata dopo mesi di ricerche, nel febbraio 2011. 

I protagonisti

Il cast principale comprende Chiara Bono nel ruolo di Yara Gambirasio, la tredicenne vittima del delitto; Isabella Ragonese interpreta la pubblica ministero Letizia Ruggeri, che conduce le indagini; Alessio Boni è il colonnello Vitale, comandante dei carabinieri; Roberto Zibetti interpreta Massimo Bossetti, l’uomo condannato per l’omicidio; Sandra Toffolatti e Mario Pirrello sono rispettivamente la madre e il padre di Yara; Thomas Trabacchi interpreta il maresciallo Garro, altro protagonista delle indagini.

Chiara Bono interpreta Yara Gambirasio

Chiara Bono ha esordito nel 2018 con un ruolo nella fiction Rai “Don Matteo” e da allora ha partecipato a diverse serie TV e film, tra cui “Che Dio ci aiuti” (2019) e “Odio il Natale” (2023).

Roberto Zibetti, nato l’11 marzo 1971 a Summit nel New Jersey da genitori italiani e cresciuto a Torino, è un attore e regista teatrale italiano noto per la sua lunga carriera tra cinema, televisione e teatro. Ha debuttato nel 1990 in teatro con Gli ultimi giorni dell’umanità di Luca Ronconi e ha lavorato con registi di rilievo come Bernardo Bertolucci e Dario ArgentoZibetti ha una vasta esperienza anche in fiction televisive e ha partecipato a numerose produzioni di rilievo, distinguendosi per la sua versatilità e professionalità. Oltre alla recitazione, è anche regista teatrale e cofondatore della cooperativa teatrale ‘O Zoo Nò.

Roberto Zibetti è Massimo Bossetti

Una pellicola controversa

Secondo alcuni critici, il film non approfondisce tutte le controversie legate all’indagine, come i dubbi scientifici sull’esame del DNA che ha portato alla condanna di Massimo Bossetti. La pubblica ministero Letizia Ruggeri, interpretata da Isabella Ragonese, viene mostrata come una figura determinata a trovare la verità, ma il film sottolinea anche la complessità e le difficoltà di un’indagine senza precedenti, che ha coinvolto uno screening di massa della popolazione locale per il prelievo del DNA.

Ha fatto discutere inoltre la scelta di non approfondire in modo esaustivo le ragioni della difesa di Bossetti, limitandosi a riportare, nei titoli di coda, la sua proclamata innocenza e le difficoltà nell’accesso ai reperti per nuovi esami. Questa scelta ha suscitato discussioni tra esperti e appassionati del caso, che auspicano ulteriori approfondimenti.

Dal punto di vista tecnico, il film utilizza molte inquadrature dall’alto e supporti grafici per mostrare i percorsi di Yara e degli investigatori, rendendo la narrazione più dinamica e coinvolgente. Tuttavia, alcune scelte estetiche sono state criticate per un eccesso di “patinatura” che a tratti rende il racconto più simile a un prodotto commerciale che a un documentario rigoroso.

Parallelamente al film, la docuserie Netflix “Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio” offre un’analisi più dettagliata e un punto di vista più oggettivo, con interviste esclusive e materiale inedito, cercando di superare le divisioni tra innocentisti e colpevolisti.

La recente intervista di Francesca Fagnani a Massimo Bossetti

L’intervista di Francesca Fagnani a Massimo Bossetti, andata in onda il 10 giugno 2025 nella prima puntata di Belve Crime su Rai 2, ha rappresentato un momento inedito e molto atteso nel racconto del caso di Yara Gambirasio. Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne, si è dichiarato ancora una volta innocente, ribadendo il suo stupore sul ritrovamento del suo DNA sugli indumenti della vittima: "È quello che vorrei capire anche io» ha risposto alla domanda diretta di Fagnani: "Ma il suo DNA come c’è finito sugli slip di Yara?".

Massimo Bossetti durante l'intervista a Belve

Nel corso dell’intervista, realizzata nel carcere di Bollate, Bossetti ha parlato apertamente del peso dell’accusa e dello stigma pubblico, definendo l’etichetta di “mostro” come un «tatuaggio che ti trascini». Ha raccontato di sopravvivere all’ingiustizia grazie alla forza che gli dà la famiglia, ma ha anche espresso dubbi sulla giustizia ottenuta dai genitori di Yara: "Non è fatta la giustizia che si dovrebbero meritare".

Francesca Fagnani ha condotto un’intervista tesa ma equilibrata, evitando toni aggressivi o compiacenti, cercando di far emergere la complessità del caso e la posizione di Bossetti, che ha negato di aver rimosso il ricordo del delitto: "No, nel mio caso no. Non esiste proprio. Perché andare contro una povera bambina?".

La difesa di Bossetti avrà accesso ai profili genetici e alle foto dell'inchiesta

Dopo quasi sei anni di attesa, la difesa di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, potrà per la prima volta accedere al profilo genetico della vittima e a tutti i circa 25mila campioni di DNA raccolti durante le indagini. Lo ha deciso il Tribunale di Bergamo, rendendo esecutivo un provvedimento della Corte d’Assise risalente al novembre 2019.

Massimo Bossetti

Oltre ai profili genetici, gli avvocati di Bossetti avranno a disposizione anche le immagini fotografiche ad alta risoluzione degli indumenti che Yara indossava al momento della scomparsa, fondamentali per un’analisi più approfondita dei reperti. Questi materiali, conservati presso il RIS di Parma e la Polizia Scientifica lombarda, saranno esaminati dal consulente della difesa, Marzio Capra, che punta a individuare eventuali tracce non considerate o sottovalutate in precedenza.

La prova chiave che ha portato alla condanna di Bossetti è proprio la presenza del suo DNA nucleare sugli indumenti intimi di Yara, identificato inizialmente come “Ignoto 1” prima del confronto con Bossetti nel 2014. L’accesso a questi dati rappresenta un passo importante verso una possibile istanza di revisione del processo, come sottolineano i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

L'omicidio: uno dei casi più discussi della cronaca italiana recente

Tra i retroscena dell'inchiesta, spicca l’estesa indagine genetica condotta sulle popolazioni locali: oltre 25.700 persone sono state sottoposte a test del DNA per individuare l’assassino, una procedura senza precedenti in Italia. Il caso ha visto anche un primo sospettato, Mohamed Fikri, un operaio marocchino, arrestato e poi prosciolto per mancanza di prove, dopo aver dimostrato la propria innocenza.

La tomba della 13enne Yara Gambirasio

Un particolare inquietante riguarda le vie che Yara percorreva per andare e tornare dal centro sportivo, frequentate da spacciatori che, dopo la scomparsa, avrebbero evitato quei percorsi, come rivelato da alcune testimonianze. Questo dettaglio suggerisce la presenza di dinamiche nascoste nella zona, poco indagate.

Il corpo di Yara è stato ritrovato a Chignolo d’Isola, avvolto probabilmente in un telo rosso, con ferite inferte da un’arma molto affilata, simile a uno strumento da piastrellista. La ragazza è morta per colpi di arma da taglio e ipotermia, dopo ore di agonia. Sui suoi vestiti sono state trovate tracce di polvere di calce e cemento, elementi che hanno indirizzato le indagini verso ambienti specifici.

Un altro mistero riguarda il DNA maschile isolato sugli slip di Yara, che non corrispondeva a nessuno dei profili raccolti inizialmente. Gli investigatori ipotizzarono l’esistenza di un figlio illegittimo di un uomo deceduto, Giuseppe Guerinoni, il cui DNA era simile a quello trovato sulla vittima, ma nessun riscontro definitivo è mai emerso.

La condanna definitiva all’ergastolo di Massimo Bossetti, operaio edile di Mapello, è arrivata nel 2018, con il movente riconducibile a un’aggressione sessuale. Tuttavia, numerosi aspetti del caso continuano a suscitare dubbi e discussioni, alimentando teorie alternative e richieste di ulteriori approfondimenti.

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