Siena
Habemus Papam di Nanni Moretti
Stasera in Tv, in onda su Rai3 alle 21.20, ecco "Habemus Papam", film di Nanni Moretti del 2011 considerato tra i migliori del regista originario di Brunico. Il suo cinema ha spesso saputo scavare nelle pieghe più intime e contraddittorie dell’animo umano, e con questa pellicola ha raggiunto un equilibrio sorprendente tra ironia, rispetto e riflessione profonda su uno dei simboli più potenti del nostro tempo: il papato. Il film, interpretato magistralmente da Michel Piccoli nel ruolo del cardinale Melville, appena eletto Papa ma preda di un attacco di panico che lo costringe a fuggire prima ancora di apparire al balcone di San Pietro, è molto più di una semplice commedia drammatica sul Vaticano.
Nel tentativo di aiutarlo, la Santa Sede chiama prima un famoso psicoanalista, interpretato da Nanni Moretti, poi una psicologa, la sua ex moglie interpretata da Margherita Buy, che cerca di far emergere le paure e le insicurezze del nuovo Papa. Nel frattempo, i cardinali si trovano a dover gestire una situazione senza precedenti, tra dubbi, incertezze e la ricerca di un successore che possa guidare la Chiesa.
Moretti ha costruito il personaggio di Melville ispirandosi a un mix di figure reali e immaginarie, ma soprattutto a una profonda umanità: un uomo fragile, tormentato dal peso di un ruolo che non sente di poter sostenere. Nel film si accenna anche a una sua giovinezza segnata dal sogno infranto di diventare attore, un dettaglio autobiografico che riflette la passione di Moretti per il teatro e il cinema, e che aggiunge un livello di complessità psicologica rara in un film sul papato.
Moretti, nei panni dello psicoanalista Brezzi, intrattiene i Cardinali giocando a pallavolo
La scelta di inserire la compagnia teatrale che mette in scena Il Gabbiano di Čechov, opera che nel film diventa una sorta di specchio delle inquietudini del Papa, non è casuale: Čechov è maestro nel raccontare l’inquietudine esistenziale e la difficoltà di comunicare, temi che Moretti riprende per sottolineare la solitudine del protagonista. Il fatto che il Papa, pur conoscendo a memoria il testo, venga rifiutato come attore aggiunge un tocco di ironia amara e una riflessione sul senso di appartenenza e identità.
Habemus Papam ha inoltre anticipato di due anni la storica rinuncia di Papa Benedetto XVI, un evento che ha reso il film ancora più profetico e attuale. Moretti, con delicatezza e senza mai cadere nel sarcasmo, mette in scena un pontefice che ammette apertamente la propria incapacità di guidare la Chiesa in tempi complessi, un gesto di onestà e umanità che ha colpito critica e pubblico.
La pellicola è stata presentata in concorso al Festival di Cannes 2011 e ha raccolto numerosi premi, tra cui sette Nastri d’argento e tre David di Donatello, oltre all’apprezzamento unanime di critici autorevoli come quelli di Cahiers du cinéma, che l’hanno eletto miglior film dell’anno.
Un film che sfida i cliché
Lontano dal ridurre il Vaticano a un semplice teatro di potere, Moretti costruisce un racconto che esplora il conflitto tra fede e dubbio, tra la tradizione millenaria della Chiesa e la modernità che chiede trasparenza e umanità. Il rapporto tra il Papa e la psicologa, che tenta di aiutarlo a superare il panico, diventa così il cuore emotivo del film, una metafora della necessità di confrontarsi con le proprie paure più profonde.
Infine, un dettaglio curioso: la pellicola cita Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, il “Papa del sorriso” morto dopo soli 33 giorni di pontificato, il cui silenzio al primo apparire dal balcone viene evocato come un riferimento simbolico alla fragilità e al mistero del potere papale.
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