Mercoledì 08 Ottobre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

Il ricordo

Giorgio Faletti, l'uomo dalle mille vite: il successo in tv, i best sellers, la notte prima degli esami, infine la malattia: quella frase che la moglie non dimentica

Undici anni fa la morte di uno degli artisti italiani più talentuosi e poliedrici degli ultimi anni

Redazione Web

03 Luglio 2025, 19:20

Giorgio Faletti

Giorgio Faletti

Il 4 luglio di undici anni fa se andava Giorgio Faletti, nato ad Asti il 25 novembre 1950, uno degli artisti più eclettici e amati del panorama italiano. La sua carriera, iniziata negli anni ’70 come cabarettista al celebre Derby Club di Milano, lo ha visto affermarsi come comico, attore, cantante e scrittore, riuscendo a reinventarsi con successo in ogni ambito artistico in cui si è cimentato.

Dopo aver abbandonato gli studi in giurisprudenza, Faletti si trasferì a Milano per studiare recitazione e debuttò in televisione negli anni ’80, ma il vero successo arrivò con il programma cult Drive In (1985), dove diede vita a personaggi indimenticabili come il poliziotto Vito Catozzo, la suora Suor Daliso, il bambino Carlino e il testimone di Bagnacavallo. Questi personaggi, con la loro ironia tagliente e i doppi sensi raffinati, conquistarono il pubblico italiano e lo resero un volto noto e amato.

Il poliziotto Vito Catozzo

Parallelamente alla carriera televisiva, Faletti coltivò la passione per la musica: partecipò a due edizioni del Festival di Sanremo, nel 1992 e nel 1994, anno in cui sfiorò la vittoria con il brano Signor tenente, una canzone intensa che affrontava il tema della lotta contro la mafia, e che gli valse anche il Premio della Critica. Oltre a esibirsi come cantante, scrisse canzoni per grandi artisti italiani come Mina, Marco Masini e Milva.

Giorgio Faletti si affermò anche come scrittore di successo

Nel 2002 Faletti compì un’ulteriore svolta artistica: esordì come scrittore con il thriller Io uccido, che vendette oltre quattro milioni di copie, consacrandolo anche nel mondo letterario. In quello stesso anno affrontò con coraggio un ictus, dal quale si riprese senza gravi conseguenze. Successivamente si dedicò anche al cinema, ottenendo una nomination al David di Donatello come miglior attore non protagonista per il film Notte prima degli esami (2006).

Faletti ai tempi di Notte prima degli esami

La sua vita fu segnata da una grande forza d’animo anche nei momenti difficili. Nel 2014, a soli 63 anni, Faletti morì a Torino a causa di un tumore al pancreas, lasciando un vuoto profondo nel mondo dello spettacolo e della cultura italiana.

Faletti non era solo un artista: era un uomo capace di sorprendere con la sua ironia e la sua profondità. Tra le sue frasi più celebri, ricordiamo: "Se si mette in testa di fare il lampadario, vedrai che se si appende prima o poi gli uscirà la luce dal sedere", una battuta che ben rappresenta il suo spirito irriverente e creativo".

Un aneddoto racconta che durante le sue esibizioni improvvisate, come quelle nel programma Il guazzabuglio, Faletti riusciva a trasformare anche i momenti più semplici in sketch memorabili, dimostrando una naturalezza e una spontaneità che pochi possedevano.

Il ricordo della vedova Roberta Bellesini

A quasi dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Faletti, la sua vedova Roberta Bellesini ha offerto un ritratto intimo e toccante dell’uomo e dell’artista, ospite del programma Vieni da Me condotto da Caterina Balivo. Tra ricordi, aneddoti e confessioni, Roberta ha svelato la paura più grande di Faletti negli ultimi mesi di vita: il timore che il suo lavoro venisse dimenticato.

Roberta Bellesini

“Nei mesi prima di morire aveva paura che si dimenticassero del suo lavoro. Perciò, in maniera quasi ossessiva, portava avanti i suoi progetti, anche se tocco le sue cose e ho sempre dentro un dolore”, ha raccontato Roberta, rivelando quanto fosse forte il legame tra loro e la dedizione di Faletti verso la sua arte.

La loro storia d’amore iniziò in modo semplice e spontaneo durante la finale degli Europei di calcio del 2000, in casa di amici. “Ci conoscemmo guardando la partita, con un piatto di pasta davanti. Sapevo chi era, mi piaceva quello che faceva in tv. I suoi personaggi avevano un umorismo mai volgare, raccontavano la vita piemontese con ironia”.

Nel 2002, poco dopo aver scritto il suo romanzo di maggior successo Io uccido in soli tre mesi, Faletti fu colpito da un ictus proprio il giorno della pubblicazione. “Aveva la presentazione a Milano, ma fu costretto a stare in ospedale per due mesi. I medici dissero che l’unico farmaco che poteva aiutarlo era ancora sperimentale e io mi presi la responsabilità. Andò bene”, ha ricordato Roberta, che in quell’occasione ricevette anche la proposta di matrimonio.

Faletti soffrì molto anche per le accuse infondate che qualcuno gli avesse scritto il libro, un dolore che però non fermò la sua creatività e la sua voglia di lasciare un segno. La malattia che lo portò via nel 2014 fu affrontata con grande forza d’animo da entrambi. “L’ultimo mese diceva: ‘A un altro sarebbero servite tre vite per avere le mie soddisfazioni’”, ha ricordato commossa Roberta.

Oggi Roberta Bellesini continua a portare avanti l’eredità artistica del marito, impegnandosi nella promozione delle sue opere e mantenendo vivo il ricordo di un uomo che ha saputo coniugare talento, ironia e profondità. “Costringermi ad ascoltare la sua voce è ancora devastante, ma è un modo per non dimenticare”, ha concluso.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie