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Cultura

Siena, la Traviata riporta l’opera in Piazza del Campo dopo vent’anni

Il 28 luglio la lirica torna nel cuore della città con un grande allestimento e la direzione del Maestro Severi, già primo violoncello per trent’anni al Maggio Musicale Fiorentino

Caterina Iannaci

14 Luglio 2025, 12:35

Severi e Bocciarelli

Il maestro Severi con Vincenzo Bocciarelli

Dopo oltre due decenni di assenza, l’opera lirica torna a risuonare nel cuore di Siena: il 28 luglio, Piazza del Campo si trasformerà in un teatro a cielo aperto per accogliere La Traviata di Giuseppe Verdi, in un nuovo allestimento che promette di essere uno degli eventi più attesi dell’estate senese. L’iniziativa si inserisce nella rassegna “Sboccia l’estate”, ideata dal Direttore Artistico dei teatri di Siena Vincenzo Bocciarelli.

A dirigere l’orchestra sarà il Maestro Marco Severi, figura di spicco del panorama musicale italiano. Ex primo violoncello dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Severi ha saputo coniugare la lunga esperienza da strumentista con una carriera direttoriale che lo ha portato a guidare orchestre in Italia e all’estero, con una particolare predilezione per il repertorio lirico e sinfonico.

La rappresentazione di La Traviata in Piazza del Campo non è solo un appuntamento culturale, ma un vero e proprio evento simbolico per la città. La piazza, da sempre luogo di riti collettivi e civili, si apre nuovamente all’arte come forma di partecipazione e dialogo tra comunità e artisti. “In una piazza come questa il primo compito è restituire dignità al suono. Portare l’opera fuori dai teatri non significa ridurla, ma ricondurla al centro della vita pubblica. Dove è nata, e dove dovrebbe tornare”, sottolinea Severi.

Per il Maestro, la musica va oltre l’esecuzione tecnica: è un atto civile, un invito a riscoprire la bellezza come bene comune, un’esperienza condivisa che coinvolge contesto, persone e intenzioni. Il ruolo del direttore d’orchestra, in quest’ottica, non si esaurisce nel gesto visibile del dirigere, ma si estende al rapporto con l’orchestra e il pubblico, creando uno spazio di ascolto e percezione autentica della musica.

Severi propone una visione della direzione d’orchestra lontana da ogni tentazione gerarchica: “La musica emerge dal confronto, non dall’imposizione. Il direttore deve facilitare, non dominare”. Il lavoro quotidiano si basa sulla costruzione di relazioni, sull’ascolto reciproco e sulla responsabilità condivisa tra i musicisti, affinché la musica possa fluire liberamente e naturalmente.

Lo stesso principio guida il rapporto con il pubblico. Severi ritiene fondamentale restituire alla musica classica la sua dimensione di linguaggio vivo e umano, accorciando le distanze non con operazioni di facciata, ma con contenuti autentici e strumenti adeguati. “La musica classica ha ancora molto da dire. Ma va fatta vivere senza mediazioni superflue”, afferma.

Cresce l'interesse per la musica classica

Negli ultimi anni, la musica classica sta vivendo una nuova stagione di interesse tra i giovani: secondo recenti osservatori, l’interesse degli under 35 è cresciuto del 15%. Un’indagine della Royal Philharmonic Orchestra (“The evolution of the orchestral audience in the digital age”, marzo 2024) rileva che il 65% degli under 35 ascolta regolarmente musica classica, superando la fascia degli over 55 (57%). Un trend che conferma la validità del lavoro di chi, come Severi, punta a coinvolgere le nuove generazioni attraverso qualità e coerenza, piuttosto che strategie d’immagine.

Al termine di ogni concerto, Severi saluta il pubblico con una frase semplice: “Da cuore a cuore”, un omaggio alla Missa solemnis di Beethoven. Un gesto che richiama la natura originaria della musica: passaggio, esperienza condivisa, linguaggio che unisce.

Nel corso della sua carriera, Severi ha diretto titoli come Nabucco, Elisir d’amore, Tosca, Don Giovanni, La Bohème, collaborando con orchestre e teatri di prestigio. Oggi, con il ritorno dell’opera in Piazza del Campo, Siena riscopre non solo una tradizione, ma l’idea che la cultura appartiene a chi la vive, e che la musica non ha bisogno di barriere per arrivare – davvero – da cuore a cuore.

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