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Kevin Costner nei panni di Eliot Ness
Gli Intoccabili di Brian De Palma, uscito nel 1987 e stasera 21 agosto in onda su Rete4, è un film che ha lasciato un'impronta indelebile nel genere gangster-movie grazie a una narrazione compatta, la bellissima colonna sonora del maestro Ennio Morricone e a un cast stellare che include Kevin Costner, Sean Connery, Andy García e Robert De Niro.
Ispirato all’autobiografia dell’agente federale Eliot Ness, rappresenta la lotta contro il potente boss mafioso Al Capone nella Chicago del proibizionismo, e nasconde molti retroscena e curiosità affascinanti. Il film ricevette ampi riconoscimenti, tra cui un Oscar e un Golden Globe per Sean Connery come miglior attore non protagonista e un BAFTA per la colonna sonora di Ennio Morricone, consacrando “Gli Intoccabili” come un capolavoro del cinema anni Ottanta con oltre 100 milioni di dollari incassati.

La squadra degli Intoccabili
Chi era Eliot Ness
Nato nel 1903 da una famiglia di immigrati norvegesi, Ness si laureò in economia e criminologia, entrando nel 1927 nel Dipartimento del Tesoro come agente speciale. La sua missione principale fu quella di combattere il contrabbando e il traffico illegale di alcolici, scegliendo personalmente una squadra di agenti integerrimi, noti come "Gli Intoccabili", chiamati così perché la corruzione dilagante nella polizia rendeva necessario un gruppo immune a tangenti e intimidazioni. In soli sei mesi, Ness riuscì a sequestrare alcolici per un valore superiore a un milione di dollari, mettendo seriamente in difficoltà l'impero criminale di Capone.

Il vero Eliot Ness
Nonostante numerosi tentativi di assassinio e pressioni, Ness mantenne la sua integrità e, anche se non riuscì mai a incastrare Capone per crimini violenti, trovò le prove decisive per farlo condannare per evasione fiscale, un reato per il quale il boss fu infine condannato nel 1931. La sua storia divenne un simbolo della lotta contro la criminalità organizzata negli Stati Uniti.
Dopo la fine del proibizionismo, la carriera di Ness ebbe alti e bassi: divenne capo della polizia di Cleveland, dove riuscì a debellare la corruzione interna, ma la sua vita personale ne risentì, con divorzi e problemi di salute che lo portarono a una morte prematura nel 1957.
I retroscena del film
Una delle curiosità più interessanti riguarda la scelta degli attori: Robert De Niro non era inizialmente sicuro di accettare il ruolo di Al Capone, tanto che Brian De Palma aveva contattato Bob Hoskins come possibile sostituto. Quando De Niro decise di partecipare, De Palma ringraziò Hoskins con un assegno da 200.000 dollari e una lettera, suscitando la simpatica risposta di Hoskins che gli chiese se avesse altri ruoli in cui non voleva farlo lavorare. Inoltre, Kevin Costner non era la prima scelta per Eliot Ness: furono considerati Michael Douglas, Mel Gibson, Harrison Ford e persino Don Johnson su suggerimento di Giorgio Armani, ma alla fine la scelta cadde su Costner.

Robert De Niro nei panni di Al Capone
Un altro dettaglio curioso è che De Niro, per calarsi nel personaggio di Capone, usò cuscinetti sotto i vestiti per apparire più robusto e indossò per tutta la durata delle riprese solo biancheria di seta, come faceva il vero gangster, un particolare che nessuno avrebbe mai visto ma che contribuiva alla sua immersione nel ruolo. Anche il set da barba mostrato all’Hotel Lexington era un oggetto autentico appartenuto al vero Capone.
La celebre scena della sparatoria nella stazione, un omaggio a La corazzata Potemkin di Eisenstein, doveva originariamente svolgersi in un treno fermo, ma per motivi di budget e praticità fu ambientata sulle scale di una stazione di Chicago. È una delle sequenze che ha reso il film iconico, insieme all’agguato nella casa di Malone, ripreso con una regia coinvolgente che include la soggettiva del killer per aumentare la tensione.

Kevin Costner indimenticabile nella sua interpretazione di Eliot Ness
Tra le curiosità più sorprendenti c’è il fatto che nella realtà Eliot Ness e Al Capone non si incontrarono mai, e che il vero Ness, uomo integerrimo che rifiutava qualsiasi bustarella, morì in povertà e quasi nell’anonimato all’età di 54 anni. Alla fine del film, il giornalista chiede a Eliot Ness che cosa farà se abrogheranno il divieto dell'alcool e l’agente risponde: “Andrò a bere un bicchiere!”. Nella realtà Ness è più tardi diventato un forte bevitore ed è rimasto coinvolto in un incidente automobilistico legato all’alcool. Ad aiutare la ricostruzione del vero Ness contribuì, come consulente del film, l'unico vero sopravvissuto della squadra di Ness, Albert H. Wolff.
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