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Cultura

Palazzo delle Papesse a Siena, ad un anno dalla riapertura la sfida è già vinta. Di Bello: "Ecco i progetti futuri"

Il bilancio del consigliere delegato di Opera, che ha saputo restituire alla città uno spazio vitale dal punto di vista culturale

Aldo Tani

08 Settembre 2025, 12:36

Di Bello Opera

Stefano Di Bello

Un anno di Papesse. Intenso ma determinante per capire la direzione da prendere dopo che Opera Laboratori, acquistando il palazzo, ha deciso di restituire alla città uno spazio artistico vitale. Il 13 settembre la società celebrerà questo traguardo con una serie di eventi, ma come racconta il consigliere delegato Stefano Di Bello, la mente è già proiettata oltre.

Cosa significano questi dodici mesi?

"Intanto è stata la ripartenza di un luogo che era chiuso per 18 anni. E’ stata poi l’occasione di ospitare due grandissimi autori con Julio Le Parc e Hugo Pratt. Però mi piacerebbe sottolineare un altro aspetto. Abbiamo creato un programma per soddisfare molte esigenze, soprattutto molte curiosità, come diciamo noi, nel senso che abbiamo creato dei laboratori per grandi e per più piccoli".

Si può dire che la carta vincente sia stato lo stesso palazzo?

"Certo. Questo spazio ha acquisito anche una fisionomia propria, nel senso che ci sono state molte visite anche per salire all'altana che costituisce un po’ la conclusione del percorso. Quindi anche questo ci fa ben sperare su un'attività che sarà espositiva, ma che sempre sarà l'occasione per visitare questo particolare monumento".

C’è anche da dire che il palazzo è diventato un tutt’uno con le mostre.

"Le esposizioni possiamo farle in qualsiasi contesto, anzi, delle volte in un contesto più neutro e anche più semplice e meno dispendioso. In realtà sono state studiate e sarà così anche per le prossime. L’obiettivo è enfatizzare alcuni ambienti del palazzo. Va in questa direzione la volontà di mettere a disposizione di chi accede in questo luogo, la corte, senza comprenderla nel percorso a pagamento".

Ora cosa ci dobbiamo attendere?

"Stiamo lavorando proprio per tenere il palazzo sempre al massimo della potenzialità e dell'apertura. Abbiamo prorogato la mostra di Hugo Pratt fino al 2 novembre in modo tale che coincidesse con la settimana del Lucca Comix attraverso un'operazione di co-marketing, ovvero uno scontro su biglietto reciproco tra le due esposizioni. Il 21 novembre poi andremo a inaugurare una mostra molto divertente, in qualche modo che fa rileggere un po’ la storia della pubblicità in chiave artistica attraverso le icone di Armando Testa. Si tratta circa do 200 opere, che sono proprio le icone uscite dalla matita, dalla creatività, dall'intuizione di questo pubblicista".

Opera ha fatto un investimento importante sulle Papesse. Quanto è difficile fare arte per le istituzioni private?

"È difficilissimo perché è un investimento immobiliare seguito poi da quello fatto per costruire i contenuti. E’ un'operazione che ha molte potenzialità, però soprattutto nei primi anni, dopo una lunga chiusura, è necessario sostenere in modo concreto sulla parte della promozione della comunicazione per ottenere un pubblico ampio, non solo nei numeri, ma anche nella psicologia. Quindi è opportuno non ridursi e non targhettizzare nessun aspetto. Il nostro obiettivo è parlare a tutti attraverso queste offerte diversificate, fare mostre che non siano banali. Sicuramente è un'impresa, però ci siamo resi conto che il palazzo riesce a dialogare con l'esterno. Va in questa direzione “la tessera del curioso”. Un abbonamento annuale che è stato acquistato da oltre 600 persone. Permette di entrare alle papesse, visitare le mostre, accedere con scontistica a tutti i nostri eventi, avere una sorta di prelazione sugli eventi a numero chiuso per un ulteriore anno. A proposito il 22 maggio torniamo sul classico con una mostra comunque innovativa. Si chiamerà Abito del Rinascimento".

Voi avete riaperto questo spazio. Siena cosa può darvi in cambio?

"Noi abbiamo dato la disponibilità a dialogare con le istituzioni. Lavoriamo con il Siena Art Institute per attività di scambio internazionale. Collaboriamo con le persone fragili, con alcuni progetti sia sul carcere sia su alcune associazioni che seguono le persone più in difficoltà, insieme alla Fondazione Lavazza e ovviamente lavoriamo con progetti di ospitalità per le contrade. Ci siamo messi a disposizione della città. Non abbiamo chiesto nulla. Pensiamo di offrire noi alla città un’opportunità in più, questo sì, ma non lo facciamo per ottenere in cambio o per chiedere chissà cosa. Lo facciamo perché ci piace farlo".

In un triangolo ideale tra Santa Maria della Scala, Pinacoteca e Papesse può venire fuori una collaborazione?

"Il Palazzo delle Papesse ha una sua identità, ha un suo piano di gestione. Gli scambi saranno proficui e opportuni su progetti culturali. Come abbiamo fatto con altre istituzioni di volta in volta se ci saranno progetti di dialogo, lo faremo in un'ottica di arricchimento".

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