SIENA
Dal 2022 ad di Mps
Difficile che il suo nome oggi passi inosservato. Il manager che ha risollevato Mps, portandola ad ambire al ruolo di terza forza bancaria italiana. E ancora prima, il banchiere che ha preso per mano il Credito Valtellinese, ribaltandolo e mettendolo in una prospettiva vincente.
Luigi Lovaglio però aveva già fatto amicizia con il successo in precedenza, forte di una profonda conoscenza dei meccanismi bancari, con i quali era venuto in contatto poco più che maggiorenne.
Inizio di una parabola ricca di soddisfazioni, che Alessandra Ravetta, direttore di Prima Comunicazione, ha ripercorso in un lungo profilo, pubblicato nel numero oggi in edicola.
Per dare una dimensione a tutto tondo dell’amministratore delegato di Rocca Salimbeni, Ravetta si è spinta oltre, partendo dall’inizio, dall’infanzia a Potenza.
Prima di raccontare la sua storia, la giornalista fa una premessa, spiegando cosa l’ha indotta a interessarsi di Lovaglio, che descrive in questi termini: “Un personaggio anomalo, per certi versi. Un manager con un curriculum da primo della classe, fatto di successi in Italia e all’estero, ma privo di quell’aura di protezione che accompagna molti grandi nomi del capitalismo italiano”.
Quello che ne viene fuori, osserva Ravetta, che per farsi un’idea migliore ha incontrato il manager di persona, “non è un’intervista formale, ma una chiacchierata attenta e misurata”.
Un ritratto che la giornalista presenta come “il tentativo di raccontare Luigi Lovaglio oltre i numeri e i silenzi, per restituire un’immagine più vera di uno dei manager che oggi hanno in mano il futuro del sistema bancario italiano”.
Partito dalla Basilicata a 5 anni, quando sua madre disse: “Qui non c’è più niente da fare”. Bologna la meta prevista, ma l’approccio con la nuova realtà fu tutt’altro che semplice, visto che per i Lovaglio, cinque figli da mantenere, non fu facile neppure trovare un appartamento da affittare.
Il banchiere già a Potenza aveva avuto un’esperienza difficile, quando per via dell’età prematura, era stato escluso da scuola. Sua mamma però non si perse d’animo e gli fece sostenere l’esame da privatista (per accedere alla seconda elementare), grazie anche a un apprendistato televisivo con le lezioni del maestro Alberto Manzi.
Come ricorda Ravetta, superato questo ostacolo nel percorso scolastico di Lovaglio non ci furono più inciampi. Anzi, l’incontro con Gianni Scalia, professore di italiano al liceo, lo fece svoltare. “Lo portava con sé in libreria, riempiva sacchetti di libri e gliene regalava sempre uno: ‘Questo è per te’, diceva. Fu lui a spingerlo a guardare il mondo con occhi diversi e a cimentarsi nelle prime ricerche, come quella tesina dal titolo La cultura come elemento del cambiamento sociale”, scrive la giornalista.
A 18 anni il primo impiego in banca al Credito Italiano.
Nel 1989 a 34 anni il salto di qualità professionale, direttore della filiale di Cremona. “Una bella rivoluzione”, confiderà il manager, che da quel momento inizia a girare varie zone d’Italia, approdando nel 1996 a Roma.
Un anno dopo il colloquio per un posto nella Direzione generale a Milano. Di fronte Roberto Nicastro, braccio destro di Alessandro Profumo, allora amministratore delegato del Credito Italiano (nel 1998 diventerà poi Unicredit).
Il trampolino di lancio è imboccato. Poco tempo dopo viene mandato in Bulgaria come direttore esecutivo della più grande banca di Stato, la Bulbank.
“Quando si passavano i controlli di dogana in aeroporto c'erano sempre guardie armate dall'aria minacciosa e sospettosa che ti sottoponevano a controlli. Poi a forza di vedermi andare avanti e indietro, essendo sempre in viaggio per Milano, si sono abituati e tranquillizzati. Ma il lavoro funzionava benissimo soprattutto grazie a dipendenti con una forte cultura di base e un grande spirito organizzativo”, racconta Lovaglio, che nel giro di qualche anno si ritrova ai vertici di Bank Pekao, che porta dopo una fusione con la terza banca polacca a diventare una realtà da oltre 10 miliardi di capitalizzazione.
Esperienza che rammenta con piacere. Fatta anche di episodi curiosi come la partita di calcio, con in campo il presidente Donald Tusk: “Parliamo di calcio, passione comune, e nasce l'idea di organizzare una partita. Prima di entrare in campo ho detto ai miei state almeno a due metri dal presidente. Non voglio incidenti diplomatici per un fallo. Naturalmente l'ordine è stato preso alla lettera e la partita è finita 12 a 2 per i polacchi”.
Nel 2018 il rientro in Italia al Credito Valtellinese, che in pochi anni risana, al punto di portarla nel portafoglio di Crédit Agricole Italia.
Operazione che decreta un nuovo passo d’addio. Ad accompagnarlo una lettera intrisa di affetto e stima per chi aveva contribuito al risanamento dell’istituto.
Il resto è storia recente. Chiamato dal Governo Draghi nel febbraio 2022 a risollevare Mps, allora detenuta al 64% dallo Stato, Lovaglio, non a caso soprannominato “Il banchiere delle emergenze”, riesce in breve tempo a risalire la china, bruciando le tappe e portando Rocca Salimbeni a pensare di nuovo in grande.
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