Economia
Affitti turistici, boom tra Siena e Arezzo
È boom di alloggi privati per affitti brevi e turistici nelle province di Siena e Arezzo: il primato ce l’ha il Senese dove sono oltre tremila le strutture “casalinghe” messe a disposizione di clienti e visitatori, disseminate tra l’area denominata “Terre di Siena” (che comprende i Comuni di Siena, Asciano, Buoncovento, Chiusdino, Monticiano, Monteroni d’Arbia, Murlo, Rapolano Terme e Sovicille), la Val d’Orcia e la Valdichiana Senese. Un'elevata quantità (oltre le mille unità) si registra anche nel Chianti, che però è a livello geografico e amministrativo diviso tra le province Siena e Firenze, mentre nell’Amiata (a metà tra Siena e Grosseto) siamo intorno alle 400 strutture. Numeri importanti anche per l’Aretino: tra la città, il Casentino, il Valdarno, la Valdichiana aretina e la Valtiberina sono oltre 2800 le strutture “casalinghe” che offrono accoglienza. Il dato relativo a questa tipologia sopravanza nettamente ormai quello di agriturismi e alberghi: nell’area senese sono 981 le strutture tradizionali (di cui 121 nella sola Valdichiana senese), nell’Aretino invece si contano 592 attività.
Le cifre, aggiornate alla fine del mese di luglio 2025, provengono dai database del Ministero del Turismo e fanno riferimento a tutte quelle strutture ricettive ricavate nelle abitazioni, residence e locazioni imprenditoriali. E restituiscono una fotografia emblematica del profondo cambiamento in atto che sta vivendo, da alcuni anni, il panorama dell’ospitalità turistica toscana. Numeri ancora più esplosivi si possono raccogliere nel Fiorentino (più 12mila attività tra Firenze e area fiorentina) e tra Costa Etrusca, Isola d’Elba e isole toscane (siamo a oltre diecimila unità).
La tendenza del settore ricettivo toscano appare quella di trasformarsi sempre più in economia di rendita, in una seconda attività per integrare il reddito, ma gli operatori professionali del comparto, che fine fanno? A lanciare l’allarme è Confcommercio Toscana, che riporta un altro dato particolarmente indicativo. Dei 67.633 codici identificativi (CIN) rilasciati in Toscana al 21 luglio 2025, solo 16.854 fanno capo a imprese ricettive con partita Iva: appena il 25%. Il restante 75% è rappresentato da locazioni turistiche e B&B non professionali. L’associazione segnala il problema della frammentazione dell'offerta e della concorrenza asimmetrica, tra imprese tradizionali che sostengono costi elevati e affitti brevi che operano con costi minimi e cedolare secca, creando una competizione percepita come sleale.
“Ognuno fa come meglio crede – premette il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni - ma gli affitti turistici non possono restare fuori da ogni regola. E poi, se il cittadino ha la necessità di ricorrere ad un’economia passiva di pura rendita per integrare il reddito, è evidente che ci sia un problema da risolvere. Ma il turismo non può diventare la soluzione al welfare”. “Viene da chiedersi se in Italia il turismo sia considerata un’impresa o no” prosegue Marinoni, il quale chiede con forza degli interventi di regolamentazione: “Se vogliamo puntare su questo settore economico in maniera scientifica, il governo deve intervenire con urgenza per regolamentare le locazioni turistiche, oggi normate solo dal Codice civile, e fornire ai Comuni strumenti urbanistici per arginarne l’espansione incontrollata”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy