Economia
Marco Busini, vice presidente Confindustria Sud
Ha ricevuto il testimone da Fabrizio Landi ed è pronto a portare l’area senese di Confindustria Toscana Sud in una nuova fase. Fatta di progetti ma anche di sfide da affrontare, perché come sa bene Marco Busini, delegato di zona, le difficoltà non mancano, nonostante il territorio abbia potenzialità importanti per affrontarle.
Vicepresidente cosa si aspetta da questo mandato?
Ripartirò dalla coesione tra le tre province, vero valore aggiunto degli ultimi dieci anni. Ereditiamo una situazione che ha vissuto momenti di ottime performance per alcuni settori, mentre altri hanno sofferto. La sensazione nell’immediato futuro le cose si complicheranno per diversi ambi, quindi sarà un lavoro sfidante.
L’ex presidente Bernini aveva lanciato un duro monito sulla situazione infrastrutturale. Riparte anche da lì?
Non può essere altrimenti. Se noi pensiamo che la provincia possa basare la crescita solo su ciò che abbiamo senza dover toccare o fare nulla, siamo sulla strada sbagliata. Dall’Autopalio alle ferrovie le criticità sono molteplici. Però, se guardo a un viaggio in treno da Siena verso sud, è un’impresa da pionieri.
Considerando eventi bellici e politiche economiche come i dazi, quanto impatta nello sviluppo imprenditoriale la carenza delle infrastrutture?
Dove ci sono le condizioni per fare impresa, l’impresa si sviluppa, dove non ci sono l’impresa soffre. Sugli eventi esterni ci possiamo fare poco, però se mancano anche le facilitazione interne, rispondere diventa più complesso.
I rapporti annuali sull’export però mettono in evidenza anche situazioni positive, come quella della camperistica.
Senza dubbio. Aggiungerei anche il farmaceutico e in generale le scienze della vita. Però, la loro permanenza sul territorio non è scontata. Quindi chiediamo alla politica di rendersi conto del valore aggiunto che portano.
Difficilmente però le varie aree della provincia riescono a fare squadra.
Purtroppo non solo qui ma in tutta Italia. Questo individualismo ci penalizza nella promozione sui mercati internazionali. È una visione miope pensare di risolversi i problemi da soli. In questo senso faremo certamente un’opera di pressione verso le istituzioni affinché certi temi debbano essere trattati a livello di sistema o di filiera o di area.
Il suo predecessore Landi insisteva sempre sulla mancanza di figure specializzate come un freno allo sviluppo economico. Dall’altra parte però assistiamo all’incremento vertiginoso di ore di cassa integrazione. Come stanno insieme questi due elementi?
Il rischio che corriamo è di essere sempre più carenti di profili meno elevati, perché nelle scienze della vita, per esempio, abbiamo percorsi formativi di livello assoluto. Le mancanze professionali per me sono da collegare anche a un problema abitativo. Qualora non riusciamo a formare queste figure, non è semplice trasferirsi qui per i costi. Perciò, insieme alle amministrazioni dovremmo fare necessariamente un patto per lo sviluppo per ragionare su questi temi. Se mancano centinaia e centinaia di figure, parlo di saldatori, di elettricisti, di meccanici e dovessimo importarli da fuori perché qui non ci sono, il problema è dove collocarli con le loro famiglie.
Si percorre la strada del turismo e della ristorazione con troppa facilità?
Firenze soffre degli stessi nostri problemi. Certo è più facile forse improvvisarsi host, come si chiamano ora, o ristoratori. Il punto è che di solo turismo non si vive. Le leggi economiche dimostrano che la ricchezza si fa con tanti settori, con tante categorie, con tante tipologie di attività, ma è dimostrato nella storia che il manifatturiero è l’asse portante. Se noi dimentichiamo questo rischiamo di diventare una colonia di qualcuno, un grande hotel, un grande campeggio, ma che non genera ricchezza, se non per i pochi operatori che ci lavorano.
La Toscana del sud avrà di nuovo due assessori. Siena però non ne avrà. È un problema?
Non mi intrometto nella parte politica. Però, da imprenditore, lo giudico un grande svantaggio. Soprattutto alla luce della capacità del territorio di uscire da situazioni complesse, come dimostrato da Mps.
Quanto conta per le imprese aver di nuovo una banca solida al loro fianco?
Devo dire che anche nei momenti di difficoltà l’impegno dell’istituto non è venuto meno. Con la situazione che si profila potrà essere ancora di più un interlocutore privilegiato. D’altronde, non si può fare economia senza un supporto creditizio. La speranza è che Mps, oggi ritornato un big player del credito, possa riacquistare lo spazio che negli ultimi anni è stato occupato dai due maggiori gruppi bancari italiani.
Inizia una nuova legislatura regionale. Si va a battere cassa per?
Per un patto per lo sviluppo che tocchi diversi temi. Oltre alla componente abitativa e infrastrutturale, c’è un altro filone che per noi è prioritario, ovvero l’aspetto energetico. Alcuni accordi fatti ci hanno aiutato, però il megawatt in Europa si paga molto meno che in Italia. Quindi benissimo la promozione delle rinnovabili, però anche la burocrazia va fatta viaggiare allo stesso ritmo. Penso alle lungaggini per montare i pannelli fotovoltaici sopra gli impianti industriali. La nostra richiesta quindi, è di incentivare chi ha voglia di investire, portando in fondo quelle politiche che spesso figurano nelle campagne elettorali.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy