Commercio
Confcommercio, la previsione: un negozio su quattro chiuso entro il 2035
Locali sfitti, negozi che chiudono e bandoni abbassati, strade buie: la progressiva desertificazione del commercio nelle città toscane rischia di spegnere la vita dei centri storici e di peggiorare i livelli di sicurezza, vivibilità e attrattività.
Le proiezioni di Confcommercio indicano che entro il 2035, se non ci saranno interventi concreti e mirati, la densità commerciale nei capoluoghi toscani tenderà a crollare ulteriormente, di una percentuale compresa tra il 16 e il 27%. Potrebbe sparire dunque un quarto dei negozi.
In Toscana sono 8.600 i fondi abbandonati e sfitti, numeri che pongono la regione al quinto posto nella classifica nazionale, che vede prima la Lombardia, seguita da Veneto, Piemonte e Campania. Quasi il 20% degli spazi commerciali disponibili in Toscana è inutilizzato, una percentuale ben superiore alla media nazionale del 15,1%. Secondo lo studio dell’associazione di categoria, saranno i comuni di Pistoia e Arezzo – sulla base di calcoli, trend e attuali politiche urbane – a trovarsi nella condizione di maggiore rischio nella proiezione del 2035, con un -27% di attività, seguite a ruota da Lucca, Livorno e Massa (-25% circa). Grosseto rischia un -23%, mentre Siena, Pisa e Firenze circa il -20%. Per Prato si prevede 16,6% di negozi in meno nel 2035.
Arezzo
Nel centro storico di Arezzo, nello specifico, si assiste a una crescente chiusura delle imprese commerciali legate ai prodotti alimentari, del -34% (erano 68 nel 2012, sono diventate 45 nel giugno 2024) e soffrono anche i negozi di abbigliamento, calzature, articoli per la casa, librerie e giocattoli, molti dei quali subiscono la concorrenza dell’online e del commercio digitale. Complessivamente, dal 2010 al 2024, i negozi di abbigliamento sono diminuiti del 16%, da 332 a 276, mentre quelli di calzature hanno subito una riduzione superiore al 32%. In 12 si contano circa 200 chiusure in centro e 122 in periferia.
Il centro storico di Siena
Siena
A Siena invece, nel centro storico si è passati da 322 attività commerciali nel 2012 a 243 nel 2024, perdendo quindi 79 negozi in centro storico (e 66 in periferia) poco più di un decennio. Fuori dal centro, la flessione è simile, da 381 a 315 esercizi. In compenso i centri storici sia di Siena che di Arezzo pullulano sempre più di ristoranti e case utilizzate per gli affitti brevi: nella città del Palio ad esempio, in centro storico, le attività di ristorazione e Airbnb sono aumentate da 218 nel 2012 a 260 nel 2024.
L'associazione
Come si può arrestare questa emorragia? “Con la costruzione di una agenda urbana condivisa fra Regione, Comuni e categorie economiche, per programmare interventi strutturati di rigenerazione urbana e coordinare l’uso delle risorse disponibili – sottolinea Franco Marinoni, direttore generale di Confcommercio Toscana – servono interventi rapidi o la situazione è a forte rischio. Il declino parte da lontano, nelle città ormai troviamo solo attività di food e somministrazione e affitti brevi.”

Franco Marinoni
Secondo Marinoni è anche essenziale “attivare patti locali per la riapertura dei negozi sfitti, sostenere la nascita di nuove imprese di prossimità, migliorare la logistica urbana, promuovere la animazione dei centri storici e rafforzare forme di welfare territoriale che incentivino i consumi nei negozi dei quartieri”. “In vista delle feste natalizie – conclude – invito i cittadini a comprare nei negozi sotto casa, significa contribuire alla vitalità dei quartieri e alla sicurezza urbana.”
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