L'intervista
Giacomo Bartolommei
Numeri vincenti, nonostante la congiuntura economica globale non favorevole e la scure dei dazi. Risultati che non possono non far felice il presidente del Consorzio Giacomo Bartolommei.
Presidente è sorpreso da questo interesse per Montalcino?
"No, la bellezza dei paesaggi ci dà una grossa mano. Però non bisogna fermarsi qui. È necessario investire e far ritornare chi ci è già venuto a trovare".
Vi premia anche la riconoscibilità del marchio.
"Non c’è dubbio. Quel simbolo collettivo ci aiuta e serve per proiettarsi nel mondo".
Attirate un turismo altospendente anche perchè dietro c’è un ecosistema di prima qualità. Qual è il segreto?
"Nessuno in particolare. Solo la voglia degli imprenditori di mettersi in gioco e investire nei loro progetti".
Riuscite a essere immuni anche a crisi e gap infrastrutturale.
"Per quanto riguarda le infrastrutture non direi. Non pensiamo solo ai turisti. C’è tutta una catena che si muove per far funzionare queste eccellenze. Non si può accettare di essere una provincia di serie D. Serve un tavolo di lavoro e un cambio di passo, per esempio, sul viadotto Monteroni-Monsindoli".
I dazi quanto stanno incidendo?
"Devo dire che quando sono entrati in vigore è stata una liberazione. Può sembrare un paradosso, ma almeno i produttori avevano numeri certi con cui confrontarsi".
Da tempo la vostra forza è anche di sapere andare incontro ai mercati. Quali saranno le prossime tappe?
"A febbraio New York, poi in primavera il Texax, ma anche Canada e Cina. Aspettiamo poi di mettere nero su bianco il piano promozionale del Consorzio e avere una programmazione che arrivi fino al 2028".
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