Il punto
Simone Solfanelli, direttore Coldiretti Siena
Il mondo dell’agricoltura guarda a Bruxelles, perché due dei grandi temi dell’attualità per il settore sono di natura comunitaria: la riforma della Pac e il Mercosur. Non è un caso che nelle scorse settimane proprio nella capitale belga si sia tenuta una manifestazione alla quale hanno preso parte decine di migliaia di agricoltori provenienti da vari Paesi dell’Unione. “Siamo molto preoccupati, abbiamo due spade di Damocle sopra di noi”, commenta Simone Solfanelli, direttore di Coldiretti Siena.
Simone Solfanelli, qual è il bilancio del settore nel 2025?
"Il 2025 è stato un anno particolarmente difficile, per varie motivazioni. Per il cerealicolo rimane aperta la questione dei prezzi, che restano sotto ai costi di produzione. Per il vitivinicolo si assiste a una crisi di mercato, che riguarda soprattutto i rossi".
I dazi statunitensi pesano.
"Sì, ma sono solo una parte del problema. In generale assistiamo a un calo dei consumi e a un cambio dei gusti dei consumatori. Vediamo che le giovani generazioni preferiscono altri prodotti. In altri settori la situazione è un po’ migliore: nell’olivicolo la produzione non è stata eccelsa, ma si sono mantenuti qualità e prezzi, nell’ovicaprino il settore continua a essere in contrazione ma è stata un’annata nella quale il prezzo ha tenuto".
Le criticità maggiori, allora, sono quelle che si riferiscono a Bruxelles...
"Siamo preoccupati. La riforma della Pac, con paventati tagli all’agricoltura per destinare più soldi al riarmo, sarebbe un colpo durissimo per il settore. Quelle risorse sono essenziali. Non possiamo contrapporre il cibo alle armi. E poi c’è il tema del Mercosur, che noi vediamo in maniera fortemente critica. Non siamo per la chiusura dei mercati, ma diciamo no a quella che si prefigura come concorrenza sleale, da Paesi nei quali non vigono le nostre stesse regole sul lavoro e sulla sicurezza alimentare".
Come stanno le aziende del territorio?
"Stanno vivendo delle fortissime difficoltà, ci sono seri rischi per il futuro e spesso si produce in perdita. Si dovrebbe ricordare che in questa provincia ben 13 mila persone lavorano nel settore agricolo. Noi lavoriamo per garantire servizi e assistenza alle imprese. E in generale, comunque, le imprese fanno il loro dovere: sono vivaci, ci sono innovazione, voglia di sperimentare, anche una transizione generazionale, e poi fanno promozione, cercano mercati alternativi, riescono a stare al passo con i tempi. Questo settore può continuare a essere il fiore all’occhiello per la nostra provincia".
Cosa si attende dal 2026?
"In questo momento le grandi decisioni sono quelle europee. Mi aspetto che le nostre battaglie possano ottenere ascolto nelle sedi comunitarie".
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