Siena
Luca Venturi
“È stata l’edizione più bella del Siena Awards”. Luca Venturi, ideatore del concorso di fotografia senese, può essere certamente felice e molto soddisfatto dei risultati ottenuti quest’anno dal Sipa. La gioia è grande per un’edizione che probabilmente ha proiettato il concorso ancora in una nuova dimensione: l’evento ormai è riconosciuto ed è apprezzato a livello internazionale, è così dalla foto del piccolo Mustafa e di suo padre Munzir, uno scatto che ha fatto il giro del mondo. Ora però la manifestazione è definitivamente entrata nel cuore dei senesi: lo ha certificato, per l’appunto, proprio questa edizione del concorso, la decima del Sipa. La partecipazione è stata massiccia, degli appassionati e anche dei senesi. E grande è stata la qualità artistica dei fotografi che hanno preso parte al concorso. Venturi è veramente felice: e il giorno dopo la premiazione si spinge a commenti entusiastici: “Quest’anno – dice – il Sipa è stato come un Oscar della fotografia. Siena è stata per la fotografia come Los Angeles è per il cinema”, dice con il sorriso stampato sul volto.
È stata un’edizione meravigliosa quella con la quale il Sipa ha festeggiato il proprio decennale. Tutto era partito al meglio, con numeri record relativamente alle fotografie arrivate ai giurati (ben 400 mila) da 38 mila fotografi che vivono in 194 Paesi del mondo. Le cose sono poi proseguite ancora meglio, con lo speciale allestimento di Piazza del Campo e con il gold carpet che per la prima volta ha accompagnato i fotografi nella conchiglia senese verso il teatro dei Rinnovati. Ora i fari sono puntati sullo scatto che ha vinto il concorso: una foto tragica e toccante, scattata a Gaza, intitolata “Irreplaceable” (Insostituibile), un’immagine scattata dal fotografo palestinese Ali Jadallah.
Io credo che sia stata un’edizione straordinaria del concorso per quella che è stata la qualità dei fotografi che vi hanno preso parte e per la partecipazione dei senesi. I Sipa talks sono stati pieni di persone e il livello dei fotografi presenti può essere paragonato a concorsi che si tengono a New York. Abbiamo vissuto una sorta di Oscar della fotografia, come se fossimo la Los Angeles della fotografia.
Questo non lo so. La foto di Mustafa e Munzir, nonostante la sua tragicità, era anche caratterizzata da sorrisi presenti sui volti dei due. La foto che ha vinto quest’anno richiama completamente alla guerra e al dolore. Quella scattata da Ali Jadallah è un’immagine certamente molto forte. Non so se avrà lo stesso impatto mediatico internazionale dello scatto con Mustafa e Munzir, nella loro foto c’era anche un messaggio di amore che scaturiva dai loro sguardi.
Ho subito pensato che fosse una foto estremamente significativa, simbolica e potente. Una foto forse anche pericolosa perché qualcuno avrebbe potuto dire che è espressione di una delle due parti in conflitto. In realtà l’elemento dominante in quello scatto è il dolore, e l’espressione della donna è la prima cosa che emerge dalla foto. Lo scatto è estremamente potente.
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