SIENA
Le vigne sono uno dei tesori meglio conservati della Toscana
Da Montalcino al cuore del Chianti ogni commento viene declinato ad arte. La speranza è che si tratti di una delle tante boutade di Donald Trump e che alla fine di quei dazi del 200% sul vino non se ne faccia di niente.
Coldiretti Toscana intanto si è già portata avanti e ha messo la mano sulla calcolatrice. A conti fatti il tracollo rischia di essere superiore ai 400 milioni. Un calcolo rapido quello dell’associazione, che fa il pari con l’export registrato nel 2024, ovvero 420 milioni.
“Le nostre Doc vinicole sono uniche e non sostituibili ma l’applicazione dei dazi potrebbe portare fuori prezzo anche le denominazioni di maggiore diffusione riducendone il quantitativo esportato. – ha osservato la presidente Letizia Cesani, che è anche al vertice di Vigneto Toscana, l’associazione dei viticoltori di Coldiretti – . Per alcune tipologie, penso ai Super Tuscan, che hanno un target alto-altissimo potrebbe anche non essere un problema, diverso lo scenario per la stragrande maggioranza delle etichette toscane che ne risentirebbero certamente”.
Considerazione che per il territorio senese ha un valore ulteriore, in virtù delle eccellenze in bottiglia. Secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio negli Stati Uniti l’anno scorso le esportazioni sono cresciute del 16,7%, confermandosi come uno dei primi mercati di riferimento.
Tendenza ribadita nell’ultima parte del 2024, con un aumento generale dell’export del 3,7%.
“La produzione senese, caratterizzata da vini di alta fascia, sembra al momento non risentire delle difficoltà che stanno interessando altri territori, italiani ed europei, alle prese con una
serie di fattori che stanno influenzando negativamente il mercato, ad iniziare dalle trasformazioni
delle abitudini di consumo delle bevande alcoliche”, ha rilevato Marco Randellini, segretario della struttura camerale.
A tutto ciò si aggiunge che gli Usa rappresentano il primo consumatore mondiale di vino con 33,3 milioni di ettolitri. Insomma agli americani piace bere il nettare di Bacco. E se è italiano, è anche meglio.
Perciò Coldiretti ha voluto invitare i diretti interessati alla calma: “Occorre ora fermare una pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale dove le prime vittime saranno i cittadini statunitensi che pagheranno di più i prodotti e, con essi, gli agricoltori, mettendo in atto tutte le azioni diplomatiche necessarie per scongiurare lo stravolgimento dei flussi commerciali”.
Gli scongiuri dunque a Montalcino sono d’obbligo. A inizio febbraio, per l’edizione americana di Benvenuto Brunello, a New York erano presenti 34 produttori. A incontrarli, tra stampa e operatori, erano in 450. Tutti ansiosi di conoscere le annate 2020 e la riserva 2019 per un etichetta che negli Stati Uniti destina il 30% delle esportazioni: di gran lunga la prima piazza. “Il 2025 si apre con molte insidie: da una parte la discussione sulle etichette con alert sanitari, dall’altra lo spettro dei dazi annunciati dal presidente Trump. Per questo l’appuntamento di Benvenuto Usa ricopre particolare importanza”, disse presentando l’evento Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio.
Nel Chianti potrebbero fare copia e incolla, perché con il 35% delle esportazioni dirette in Nord America, il Gallo Nero è un prodotto assai richiesto. Sempre che continuino a farlo cantare.
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