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Brio e un dolore lungo 4 anni: Ricci ex capitano della Civetta racconta il suo Andrea Mari: “Era unico sul tufo e fuori”

Il ricordo del fantino non si spegne. Il dirigente del Castellare: “Viveva per la piazza. Conoscerlo è stata una fortuna”

Annalisa Coppolaro

17 Maggio 2025, 05:30

Andrea Mari

Il fantino scomparso nel 2021

Bolgheri, comune di Castagneto Carducci, celebre viale dei Cipressi. E’ lì che il 17 maggio 2021 se ne è andato Andrea Mari detto Brio a causa di un incidente stradale. A 4 anni di distanza, il ricordo del fantino guscone dal cuore grande è sempre vivo in tutti i senesi. “Era una persona unica”, sospira Francesco Ricci, vittorioso come mangino e poi capitano della Civetta dal 2011 al 2017. “Ho avuto la fortuna - aggiunge - di viverlo e conoscerlo da vicino non solo a livello professionale. Ci legavano anche l'affetto e l'amicizia che raramente si riscontrano in una vita intera. La sua crescita di fantino e di uomo è coincisa con quella della mia Contrada e la mia personale, con sentimenti irripetibili e indimenticabili”.
- Com'era Andrea Mari fantino?
Riusciva a comunicare emozioni, perché montare in piazza era la sua gioia più grande, il suo scopo principale, la sua ricerca. Era chiaro quanto amasse trovarsi in piazza del Campo. Ricordo, come fosse ieri, ogni Palio che ha corso nella Civetta. Negli attimi che precedevano la corsa, amava uscire dall'Entrone, si posizionava nei pressi della Cappella, e, con lo sguardo rivolto alla piazza, mi ripeteva «questo è il mio posto».
- E l’Andrea Mari uomo?
Non poteva essere molto diverso dal fantino: aveva doti non comuni, e riusciva in pochi minuti a capire le persone con cui si confrontava. Aveva la curiosità tipica dei bambini ma con l'arguzia e l'acutezza dell'adulto, ed era probabilmente anche la formula con cui si approcciava ad ogni aspetto della vita. Era amante delle emozioni e alla ricerca di continui stimoli, ma anche una persona sensibile, buona e generosa , come si può evincere dalle iniziative rivolte a chi se la passava peggio.
- Aveva momenti di debolezza?
Senza dubbio. Ho vissuto i suoi momenti più belli, che lo facevano apparire invincibile e indistruttibile, ma anche quelli dove senza filtri faceva trasparire tutta la sua fragilità, magari dopo incidenti che mettevano a rischio la sua professione e la sua integrità fisica. Il periodo dopo l'infortunio è stato difficile, ma l’ho visto emozionarsi davvero il giorno in cui, dopo il Palio di agosto 2013, andammo a sorpresa in più di 100 a trovarlo a Rosia. Era a casa, stava effettuando la riabilitazione dopo la caduta e la frattura del bacino nel Palio di luglio. Entrammo in giardino cantando «Andrea a nerbo alzato» e lui non riuscì a trattenere un pianto che fu liberatorio, e anche premonitore di quello che sarebbe successo l’anno successivo ad agosto, quando trionfò con i nostri colori.

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