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Siena

Il Drappellone del Palio, da Guttuso e Botero fino a Manara: gli artisti più famosi che hanno dipinto il cuore di Siena

Oggi la presentazione nel Cortile del Podestà, ecco i "cenci" più famosi e controversi

Caterina Iannaci

26 Giugno 2025, 16:35

Drappellone Manara

Il Drappellone firmato da Milo Manara

A Siena, anche l’arte ha il fiato corto. Corre, suda, si emoziona. Ogni due luglio e ogni sedici agosto, mentre la città intera si stringe intorno a Piazza del Campo per vivere il Palio, c’è un’altra attesa che pulsa in sottofondo: quella per il Drappellone. Chi arriva da fuori lo chiama “stendardo” o “vessillo”. I senesi lo chiamano con affetto “il cencio”. E quel soprannome dice già tutto: il cencio non è solo un premio, è l’anima visiva del Palio, il sogno che si tocca, il segno che resta quando la polvere si posa.

Un’origine che affonda nel Medioevo

La parola “Palio” deriva dal latino “pallium”, cioè “mantello”. In epoca medievale, era proprio un panno prezioso il premio nelle corse organizzate in occasione delle festività religiose. Le prime testimonianze scritte del Palio come lo conosciamo oggi risalgono al 1644, anno della prima corsa “alla tonda” in Piazza del Campo, corsa vinta dalla Contrada della Tartuca.

Il drappellone, come lo intendiamo oggi — dipinto da artisti e realizzato su seta o tela — comincia a prendere forma nel Novecento, quando si decide di renderlo non più un semplice trofeo decorativo, ma un’autentica opera d’arte contemporanea.

Dal 1970 in poi, il Comune di Siena affida la realizzazione del cencio ad artisti di fama nazionale e internazionale, senza vincoli stilistici, a parte tre elementi obbligatori, ovvero l'immagine della Madonna (di Provenzano a luglio, dell’Assunta ad agosto); i simboli delle 17 Contrade e lo stemma del Comune di Siena.

Un’opera d’arte ogni volta diversa: gli artisti più famosi

Tra i protagonisti di questa galleria d’arte spicca Aldo Piantini, pittore senese in stile Liberty, che tra il 1910 e il 1919 realizzò ben cinque Drappelloni. Il suo capolavoro più celebre è quello del luglio 1919, vinto dal Leocorno, un’opera che celebra la fine della Prima Guerra Mondiale con la maestosa figura della Vittoria alata: la spada abbassata e un ramo d’ulivo alzato, simbolo di pace e speranza per un mondo che si rialzava dalle macerie.

Il drappellone di Guttuso

Negli anni ’70, Renato Guttuso porta la sua energia vibrante e il suo cromatismo acceso nel Drappellone del 16 agosto 1971, celebrando con forza la vitalità e la passione di Siena, mentre nel 1983 Aligi Sassu cattura con il suo stile figurativo dinamico l’emozione e la frenesia della corsa, trasmettendo tutta l’adrenalina del Palio.

Nel 1992, Tano Festa sorprende con un design audace e moderno, rompendo gli schemi tradizionali e attirando l’attenzione di pubblico e critica con un’opera innovativa e provocatoria. Quattro anni dopo, nel 1996, Achille Funi richiama l’arte rinascimentale, celebrando con eleganza e rigore la storia e le tradizioni di Siena, in un dialogo tra passato e presente.

Il nuovo millennio vede l’arrivo di artisti internazionali come Fernando Botero, che nel 16 agosto 2002 dona al Drappellone il suo inconfondibile stile: figure rotonde, monumentali, cariche di una presenza quasi scultorea che conferisce al Palio un respiro globale. Due anni dopo, nel 2004, Igor Mitoraj, noto scultore e pittore, contribuisce con un’opera dal forte impatto visivo, intensa e potente.

Il drappellone di Botero

Tra i nomi più recenti, Roberto Di Jullo, pittore senese, firma il Drappellone del 2 luglio 2023, un omaggio alla tradizione e alla spiritualità della città, mentre Giovanni Gasparro nel 4 luglio 2024 celebra gli 80 anni della Liberazione di Siena con una composizione maestosa: la Madonna di Provenzano in gloria di angeli, simbolo di fede, rinascita e identità collettiva.

Il drappellone di Gasparro

Questi artisti, con stili che spaziano dal Liberty al surrealismo, dal figurativo al moderno e oltre, hanno trasformato il Drappellone in un vero e proprio museo itinerante, un patrimonio artistico che ogni anno si rinnova e che rende il Palio di Siena non solo una festa popolare, ma anche un evento di straordinaria rilevanza culturale e artistica.

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