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Palio

Manganelli racconta il suo Drappellone color tufo: "Ho pensato ai cavalli del passato"

L'artista analizza i dettagli del cencio: "Dedica? Sono intime, non si fanno, però lo dedico alla Madonna di Provenzano. Un oggetto nascosto? No perché mi si rivolta contro"

Vincenzo Battaglia

27 Giugno 2025, 06:45

Drappellone

Il drappellone di Manganelli

Applausi lunghi e scroscianti per il Palio dipinto da Riccardo Manganelli, senese, contradaiolo del Nicchio, ingegnere di professione, ma anche artista poliedrico e versatile.

“Sono soddisfatto – afferma Manganelli -, le ore prima le vivi gioco forza in modo strano. E’ molto emozionante, però Siena è una città particolare, non sai mai come reagisce. Non c’è nessun dettaglio particolare nel drappellone, ho cercato di bilanciare tutto il Cencio. Se uno guarda bene ci sono diversi tipi di precisione nella pittura a seconda di quello che si vuole tirare avanti o lasciare indietro. L’attesa per l’assegnazione si vive da contradaiolo normale, questo è diverso. Il Palio è consegnato ed è dei senesi adesso. Riferimenti alla guerra? La Madonna ci difende dai proiettili, credo ce ne sia bisogno, la situazione non è bellissima, sarebbe meglio non ce ne fosse”.

A spiccare, in basso al drappellone, è l’immagine di un cavallo: “Pensavo ai cavalli del passato che fin da bambino sono stati di riferimento per me – spiega Manganelli -, ci volevo mettere la stellina di Topolone, poi ho deciso di non mettercela.
Avevo bisogno che avesse una faccia rilassata, ho pensato all’assegnazione e al primo gesto che facciamo tutti noi quando un cavallo arriva in Contrada, cioè lo accarezziamo. Il cavallo che vince è quello che verrà coccolato davvero. Una dedica? Sono intime, non si fanno, però lo dedico alla Madonna di Provenzano. Un oggetto nascosto? No perché mi si rivolta contro, sono stato attento. Poi qualcosa viene fuori, ma casualmente. Le contrade le ho messe in ordine di trifora per questo motivo”.

A colpire è anche il colore utilizzato per il drappellone, che rimanda molto al tufo e quindi anche all’essenza del Palio: “Parte sia dall’alto che dal basso – spiega Manganelli - quindi prende sia la terra che il cielo. E’ un colore che ci accompagnerà anche dopo la morte, anche per avere un punto di contatto con i contradaioli che non ci sono più. L’ho sempre avuto come percezione - conclude - ho usato una terra di Siena che si usa sull’Amiata, che però ricorda il tufo”.

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