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La Festa

Mark Damazer e il Palio di Siena: il silenzio dell'assegnazione, la colazione con trippa e fegato. Quarant’anni di passione e domande e suggestioni

Il racconto del noto giornalista della BBC e dirigente britannico, grande appassionato della festa senese

Mark Damazer

02 Luglio 2025, 17:27

Mark Damazer

Mark Damazer, famoso giornalista della BBC

Mark David Damazer è un famoso giornalista e dirigente britannico, celebre per il suo lungo percorso alla BBC e per il ruolo accademico ricoperto all’Università di Oxford, ma soprattutto è un grande appassionato di Palio, che non manca di venire a godersi. E ogni volta è uno stupore nuovo.

"Dopo l’assegnazione, una nuova definizione di silenzio - inizia così il suo racconto sul Palio pubblicato oggi sulle colonne de Il Corriere di Siena - il silenzio totale degli istricaioli in campo, dopo l’uscita dall’urna del numero di Dorotea Dimmonia. La sofferenza era grande. Qualche minuto prima avevano dovuto assistere alle grida dei lupaioli, che evidentemente ritenevano Aris Elsa capace di vincere. Per un osservatore e grande appassionato di Palio come me - sono ormai alla mia quarantesima esperienza - questo è un ulteriore esempio di come la Festa riesca a condizionare gli stomaci dei senesi e a provocare straordinarie convulsioni facciali, ancor prima della corsa".

"Questa volta siamo scesi in campo dopo aver mangiato trippa e fegato, alle 11 del mattino, nel Bruco - un’esperienza gastronomica nuova e irripetibile a Londra - con un gruppo di Brucaioli il cui canto, quasi sempre intonato, suggeriva che tutto sarebbe andato bene. Lo spero per loro: 17 anni di attesa sono lunghi. E io devo a loro tutta la fortuna che posso concedere, visto che, 30 anni fa, senza alcun preavviso, ci fecero entrare - me e la mia giovane famiglia - nel loro museo di contrada.
Un evento soprattutto per i turisti, che accorrono a migliaia. E così, nonostante i quattro decenni passati a guardare, studiare e appassionarmi, non ho ancora acquisito una completa padronanza dell’argomento. Ogni anno a Londra passo un po’ di tempo a spiegare le caratteristiche più ovvie del Palio a chiunque voglia ascoltarmi, ad amici e colleghi, ma anche sul Campo dove, in modalità didattica, il mio sguardo si posa spesso su di un innocente gitante al quale dispenso parte della mia conoscenza. Parlo allegramente della natura casuale - nota anche come ruolo del destino - dell’assegnazione, del ruolo della rincorsa, dell’importanza del mossiere, delle trattative annuali fra le contrade e i fantini, dell’inimicizia tra Torre e Oca (il che mi porta a dire che quest’anno i presagi sono molto buoni - o sarebbe meglio dire allarmanti - sul fronte delle rivalità), se Atzeni riuscirà mai a superare Trecciolino, e così via".


"Eppure continuo a lottare, a pormi delle domande. Per esempio: in che modo il mossiere comunica con la rincorsa? Cosa ha spinto i capitani ad adottare la strategia degli ultimi anni di far fuori molti dei cavalli migliori? Come si fa a decidere se dare la colpa al singolo pazzo che attacca un fantino o se ritenere colpevole l’intera contrada? Vale davvero la pena che un fantino adotti una strategia totalmente dirompente per poi essere squalificato per anni e anni? Ma come diavolo fanno? L’elenco delle domande potrebbe riempire i prossimi 40 anni: in confronto, il calcio è una forma di sofferenza ben più semplice.
Una proposta per le autorità senesi potrebbe essere quella di rendere il Palio materia di laurea, obbligando tutti quelli che vengono a Siena, il 2 luglio o il 16 agosto, a superare un esame di Palio. Superandolo, avranno diritto all’accesso al Campo e a una bottiglietta d’acqua (senza tappo, chiaro). In caso contrario, dovranno scrivere un saggio sul perché il Palio è il gioco più intenso e sconcertante del mondo".
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