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La Festa

Palio di Siena, la Festa nei volti dei contradaioli: gesti e ritualità dei quattro giorni

Si ritrovano energie inaspettate, le espressioni meriterebbero uno studio antropologico a parte

Sonia Maggi

15 Agosto 2025, 05:30

Palio Siena

Palio di Siena

Facce da Palio, quante foto vengono scattate in occasione di ogni Carriera per fermare nel tempo espressioni insolite che lasciano intravedere emozioni e tensione. Ma per quanto eloquente lo scatto non riuscirà mai a spiegare fino in fondo la disciplina e la ritualità di quel codice paliesco-gestuale che difficilmente cambia, nonostante il passaggio delle generazioni. Prima di tutto la gestualità maschile. Sempre e comunque condizionata dalla tensione nei momenti clou della progressione della carriera e con la necessità di un machismo che nel Palio la fa da padrone.

Si comincia con il silenzio che precede lo squillo delle chiarine nel giorno dell’estrazione, seguito da boati e urla con mani e pugni alzati laddove la sorte accontenta la contrada prescelta. Silenzio più esplosione liberatoria, ma al tempo stesso anche prima manifestazione di forza. Si passa al giorno dell’estrazione e dell’abbinamento contrada-fantino. A San Martino salti e grida di contentezza, sotto il palco delle operazioni, davanti al Comune, una gestualità criptica e maschia: il barbaresco scelto per l’occasione spesso accompagna l’esito della buona sorte con strette di mano e taciti colpi di testa, senza lasciarsi andare ma al tempo stesso a sottolineare in maniera seria e compassata il primo passaggio propizio.

Poi arriva l’enfasi, la gioia pura dei 4 giorni di Palio dove in contrada ci si lascia andare accompagnati dai fumi dell’alcol, si cazzeggia volentieri fra chiacchiere che qualche volta hanno poco costrutto in attesa del giorno fatidico. Ma quando si accompagna il cavallo in Piazza la ritualistica torna a farla da padrona: canti potenti a sottolineare la forza e la compattezza del popolo. Sguardi in avanti senza distrazioni con quelle sacrosante e perentorie pretese di rispetto delle regole. Quando passa la contrada nessuno può permettersi di violare spazi e andatura. Ne sanno qualcosa gli ignari turisti che osano fin troppo…


Poi arrivano i canti liberatori e ironici in palco in attesa della prova, mentre con le contrade al canape torna la tensione, l’attenzione ad ogni dettaglio, qualche “vaffa” che risuona nell’aria e quella corsa da veri atleti per raggrupparsi di nuovo dietro a cavallo e fantino per il ritorno in contrada. Viene da chiedersi dove si trovi tutta questa energia: è la forza del Palio, accompagnata da dosi di polase (poco) e calici di spritz. Insomma le espressioni dei contradaioli nei giorni del Palio meriterebbero uno studio a parte, ogni muscolo del volto e del corpo reagisce a qualcosa di spettacolare che raramente capita di vivere. Una trasformazione antropologica, frutto di quella “follia condivisa”, come ha detto il sindaco Nicoletta Fabio, che si esprime nel fisico seguendo gli impulsi di anima e cuore.

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