Dietro l’equilibrio e la riservatezza richiesti dal suo ruolo al fianco del Presidente della Repubblica, Simone Guerrini – direttore dell’Ufficio di Segreteria di Sergio Mattarella al Quirinale – custodisce un legame profondo e autentico con le sue radici senesi. Nei giorni del Palio dell’Assunta, tra il silenzio delle istituzioni e il fragore della Festa, è esplosa la passione che travalica ogni formalità, quando Gingillo su Anda e Bola hanno fatto trionfare il suo Valdimontone. E ieri pomeriggio si è divertito nel Corteo della vittoria.
Dottor Guerrini, come ha vissuto i quattro giorni di Palio?
“Li ho vissuti con grande intensità. Sono arrivato qualche giorno prima della Tratta per assaporare il profumo della città e stare in contrada con gli amici, ma anche con la famiglia, che mi ha raggiunto insieme ad altri conoscenti. Il 13 agosto ero sul tufo e, al momento dell’assegnazione di Anda e Bola, ho fatto un salto di gioia e gli sono andato dietro con il popolo. È stata una grande emozione, perché da tempo non capitava un fantastico cavallo come quello. Anche la cena della prova generale è stata una serata speciale”.
Dove si trovava il giorno della Carriera?
“Ho accolto molti parenti e cercato di smorzare l’emozione fin dalla mattina. Pur essendo molto coinvolto, non sono stato presente alla benedizione del cavallo. Ho seguito la Carriera dalla sede della Fondazione Mps, dove ero stato invitato. È stato emozionante vedere il cavallo partire per primo con determinazione, correre un Palio eccezionale, con grande controllo, e poi quel terzo Casato, un capolavoro su Tittia. Appena giunti al bandierino, sono corso giù in Piazza, dove ho incontrato tanti amici come il caro Paolo Piochi, poi i miei figli e mia moglie. Successivamente sono andato dietro al Palio, verso il Duomo, per il Te Deum. Vorrei ringraziare il priore Alberto Benocci e il capitano Aldo Nerozzi per l’eccellente conduzione della contrada e del Palio, e il fantino Gingillo per una corsa coraggiosa e impeccabile”.
Quali emozioni ha provato per la vittoria?
“Emozioni indescrivibili. Mi sono passati davanti anni di sofferenze e dispiaceri, ma soprattutto le immagini delle persone a me più care, di tanti contradaioli, e il privilegio di far parte di una grande contrada. Questa vittoria ha un sapore speciale. Non potendo essere sempre a Siena e non potendo condividere tutti i momenti della quotidianità, quando vivi certe situazioni lo fai assaporando il tutto con maggiore intensità. Veder vincere il Valdimontone è stata un’esplosione di passioni”.
Cosa rappresenta per lei questo trionfo?
“È il compimento di tante attese e un ritorno alle mie origini. Ho sempre vissuto intensamente ogni istante trascorso in contrada e mi faceva male non vederla vincere. Questa vittoria è l’esaltazione più forte di un sogno e, rispetto a quella del 2012, l’ho potuta vivere con tutta la mia famiglia, cosa che non capita spesso. È vero, ho visto vincere altri Palii in passato, a Randa, a Bazzino, a Il Pesse, ma questa volta è stata vissuta con la pienezza della vita contradaiola e senese”.
Dopo la vittoria, a chi ha pensato in particolare?
“La prima immagine è stata quella di mio babbo (Bruno, ex rettore dell’Università di Pisa) e dei miei nonni, che abitavano in Valli. Babbo è scomparso nel 2011, un anno prima del trionfo nel 2012; sia quella vittoria sia questa, la dedico a lui, che mi ha trasmesso radici profondamente salde e forti. Grazie a lui posso tornare a Siena, vivere nella casa dei miei nonni agricoltori in Valli, ormai diventata un punto di riferimento che frequento il più possibile”.
Ha già raccontato queste emozioni al Presidente Mattarella?
“Il Presidente sa che sono senese e contradaiolo. Gli ho detto che abbiamo vinto, ma non ho ancora avuto modo di incontrarlo nuovamente. Gli racconterò tutto appena ci vedremo”.
Cosa significano per lei la contrada e Siena?
“Siena rappresenta per me riscoprire il valore profondo delle mie origini e della mia famiglia. È la città della mia infanzia, della vendemmia e della raccolta delle olive, il luogo dove rimettere insieme le radici della mia esistenza. La contrada, invece, è per me un esempio di comunità e di vita, che in qualche modo caratterizza la città che amo”.
Come vive la lontananza dalla contrada?
“Non poter assaporare il profumo della città, del Palio e della vita di contrada – che è l’aspetto più importante – lascia sempre un po’ di amaro in bocca. Questa è l’essenza in cui credo più fortemente. Per qualcuno il Palio può sembrare una mera competizione, ma non è così: è vita. Il Palio non esiste senza la contrada e la contrada non esiste senza il popolo, e questo lo distingue da ogni altra festa. Ultimamente sento meno la lontananza perché riesco a venire più spesso, appena posso. Mi trovo bene e vivo molto di più la realtà della contrada. Ci sono in inverno, ma anche per la festa titolare e per le settimane rosa. D’altronde Roma non è poi così lontana. Avendo una casa qui, la lontananza si sente meno. E poi a Roma ci sono amici senesi con cui ci vediamo, andiamo a cena, parliamo tanto. Ci si sente prima senesi e poi contradaioli”.