Siena
Nella schiera dei promossi Antonella Bundu entra di diritto. Ha smentito i sondaggi che la relegavano al ruolo di comparsa, oltrepassando il 5% dei consensi personali. Eppure tutto ciò non è stato sufficiente a garantirle l’accesso nel Consiglio regionale. Il 4,51% conquistato dalla lista Toscana Rossa è al di sotto della soglia di sbarramento fissata dalla legge elettorale. Lei ha annunciato la volontà di presentare ricorso, rifacendosi alla strada percorsa in Veneto dal M5S qualche anno fa. Se fosse stata in coalizione non avrebbe avuto problemi. Le bastava il 3% e il gioco era fatto.
Antonella Bundu
Storture di una norma che sorride a chi unisce le forze, come dimostrano i casi di Lega e Movimento. La prima si è fermata al 4,38%, i pentastellati al 4,34%.
E che dire della modalità di elezione dei consiglieri. A fare la differenza è la grandezza di ogni singola circoscrizione (quindi gli elettori) piuttosto che le preferenze espresse per ciascun candidato. A fare fede sono i voti ottenuti in valori assoluti per ciascuna lista. L’assemblea che si riunirà per la prima volta tra qualche settimana, avrà quindi una trazione Firenze centrica: area che di per sé è avvantaggiata a prescindere dalla normativa.
I rappresentanti eletti che fanno riferimento al capoluogo sono undici. A questi si aggiungono Iacopo Melio, in arrivo dal listino bloccato, e il presidente Eugenio Giani. Tredici consiglieri su quarantuno seggi disponibili, in pratica il 31,71%. In pratica uno ogni 77.500 abitanti nel territorio provinciale.
Eugenio Giani
Meccanismi complessi anche per gli stessi candidati.
Lo sa bene Stefano Scaramelli, che su Siena ha ottenuto più di 2.800 voti (con quelli racimolati a Grosseto siamo a oltre 3.600, anche se per l’elezione non fa testo), ma si ritrova fuori dal Consiglio, nonostante Casa Riformista sia riuscita a eleggerne quattro. Il quarto, facendo una classifica basata sulle preferenze, sarebbe dovuto essere lui, ex vicepresidente del Consiglio regionale. Invece il seggio è scattato per Federico Eligi a Pisa, che ne ha prese mille in meno. La lista renziana in questo caso ha portato a casa il 7,85%, mentre nel Senese è arrivata al 9,09.
Stefano Scaramelli
A decretare la sconfitta di uno e la vittoria dell’altro è il peso voti totali allo schieramento: 11.918 contro 8.239. Scarto che potrebbe apparire rilevante, se non fosse che la circoscrizione pisana conta 132 mila elettori in più rispetto a quella senese. Una disparità di trattamento che rende complessa l’elezione nelle zone con scarsa densità demografica. Così, l’area sud della Toscana, pur occupando metà del suolo regionale, si trova sempre a dover fare i conti con un basso livello di rappresentatività.
Per centrare il bersaglio le singole liste si devono affidare a risultati eccezionali per superare le province della Toscana Centro o Nord Ovest (a parte Massa-Carrara, che non a caso aveva visto il Pd inserire Gianni Lorenzetti nel listino bloccato per garantire una rappresentanza territoriale). Se ciò non avviene, come in questo caso, il numero dei consiglieri scende, con conseguente perdita di forza dell’azione politica.
Arezzo, Grosseto e Siena si ritrovano oggi con sei consiglieri, due per ciascuna circoscrizione equamente distribuiti tra maggioranza e opposizione. Nella precedente legislatura erano nove: quattro nell’Aretino, tre nel Senese e due nel Grossetano. Il peso specifico perciò diventa marginale, considerando che ci sarà in media un rappresentante ogni 134.954 abitanti: quasi il doppio di Firenze.
Di fatto, considerando che Alessandro Tomasi prenderà come logico le parti di Pistoia (lasciando in ogni caso la carica di sindaco), solo Prato avrà così pochi consiglieri. Ci sono due però da mettere in conto. Il consigliere Pd ed ex primo cittadino Matteo Biffoni è risultato il più votato in assoluto con oltre 22 mila preferenze, quindi avrà a prescindere più di una voce in capitolo. Seconda cosa, è una provincia nata appena trenta anni fa e inquadrata in un tessuto urbano e produttivo che è quasi un tutt’uno con il capoluogo regionale. Vista dai confini dell’impero, scusate se è poco.
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