Politica
Riccardo Vannetti
Riccardo Vannetti lascia il ruolo di capogruppo Pd in Consiglio comunale ed esce dalla segreteria del Partito Democratico di Colle di Val d’Elsa. Un passo indietro che lo stesso Vannetti commenta come "non rinviabile", a causa di una gestione della segreteria che viene aspramente criticata.
"Care iscritte e cari iscritti del Partito Democratico di Colle di Val d’Elsa, care colligiane e cari colligiani, questa è una comunicazione difficile, ma sento il dovere di condividerla con sincerità. Dopo una riflessione lunga e profonda, ho deciso di lasciare il mio ruolo di capogruppo Pd in consiglio comunale e di uscire dalla segreteria del Partito Democratico di Colle di Val d’Elsa. È una decisione amara, perché ho sempre creduto nella politica come servizio, confronto, responsabilità verso la comunità. Negli ultimi mesi, però, ho visto allontanarsi il partito locale dai valori che lo hanno tenuto in piedi e rinnovato in questi miei anni di presenza: trasparenza, collegialità, rispetto reciproco."
"La segreteria si è trasformata in uno spazio chiuso, gestito in modo personalistico, dove le decisioni vengono prese da pochi, senza reale confronto né coinvolgimento degli organismi dirigenti - prosegue - E, dopo aver chiesto chiarimenti, mi è stato risposto che andava bene così. Si è consolidato un metodo basato sulla fedeltà personale più che sul merito, accompagnato da dinamiche che escludono chi prova a portare un contributo libero e costruttivo. La linea politica locale che porto avanti si colloca ormai in distanza da quella in cui credono altri esponenti del partito, e troppo spesso mi sono trovato costretto a dover porre rimedio a scelte o atteggiamenti che non condivido".
"Negli ultimi giorni sono stati diffusi messaggi pubblici che descrivono un partito locale unito, coeso e pienamente partecipato. Pur rispettandoli, non posso condividerli: raccontano una realtà che non corrisponde all’esperienza quotidiana di molte e molti di noi. Le narrazioni rassicuranti possono far comodo, ma non risolvono ciò che non funziona — lo nascondono. Pur non avendo potuto prendere parte — nella giornata di domenica 30 novembre — alla chiusura dei lavori a Montepulciano per motivi familiari, ho ascoltato e apprezzato l’intervento della segretaria nazionale. La sua linea programmatica — progressista, cocciutamente unitaria e soprattutto orientata al rinnovamento reale — rappresenta la politica che riconosco e nella quale continuo a credere".
"Una politica che unisce, non che divide; che costruisce, non che chiude. Alcune scelte locali, invece, hanno generato un intreccio di interessi che considero incompatibile con l’etica politica che vorrei guidasse il nostro partito. La politica, per me, non è un terreno privato da presidiare, ma una comunità da far crescere. Quando questo viene meno, è giusto dirlo con chiarezza. So già che cosa qualcuno dirà: “Le cose si cambiano da dentro”. Ed è proprio su questo punto che voglio essere chiaro. Non lascio il partito locale né la sua assemblea, e continuo a sentirmi parte della comunità democratica. Ma se chi guida il partito ha una visione diversa e ormai conclamata, è giusto che la persegua con coerenza. Da risorsa, oggi vengo percepito come un ostacolo, e lungi da me voler interpretare, anche solo per un giorno, un ruolo che non appartiene né alla mia storia né al mio modo di fare politica".
"Ho provato più volte ad aprire un confronto vero, a chiedere trasparenza, regole chiare e rispetto delle persone. Oggi, dopo mesi di “non incontri” e di discussioni non costruttive, mi è evidente che, in questo contesto, non sia più realisticamente possibile. Continuerò, nei limiti del possibile, a impegnarmi per Colle e per le persone che la abitano, perché la mia idea di politica resta inclusiva, plurale, fondata sull’ascolto e sulla responsabilità. Ribadisco la mia piena fiducia nel percorso nazionale del Partito Democratico, nel lavoro di Elly Schlein e del suo gruppo dirigente nazionale e regionale, che stanno restituendo al PD un’identità più aperta, più coraggiosa e più vicina alle comunità. Si sta portando avanti un progetto politico che non si limita ai proclami, ma traduce nei fatti un rinnovamento reale, partecipato e necessario. A volte la lealtà richiede scelte difficili. Oggi questa scelta per me è un atto di coerenza e di verità verso la mia comunità e verso me stesso. Non cerco scontri, ma dignità".
"Non cerco ruoli, ma rispetto. E non rinuncio all’idea di una politica che tenga insieme le persone e non le divida. È da qui che riparto: dalla libertà di poter dire la verità e dalla responsabilità di continuare a servire la mia Colle di Val d’Elsa, nella quale sono nuovamente residente, con la schiena dritta e la stessa serietà che la mia comunità merita" conclude.
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