Siena
Carlo Calenda da Beko
Il leader di Azione Carlo Calenda è rimasto per circa un’ora sabato pomeriggio a parlare con i lavoratori senesi della Beko. Ha parlato con loro delle strategie da attuare per cercare di salvare il sito produttivo. “Questa vicenda riguarda un numero grandissimo di lavoratori - ha detto. - Io non ho mai visto negli ultimi anni una crisi industriale di questo tipo in Italia. Qui si parla di 2 mila posti di lavoro che sono a rischio. Eppure a livello nazionale non si ha la percezione della gravità di questa situazione”.
Calenda ha presentato un’interrogazione in Parlamento, nel testo vengono chieste al ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso informazioni sulla golden power. Sabato pomeriggio è tornato sul tema: “Il ministro deve farsi sentire con Arcelik - ha affermato Calenda. - Se io fossi ministro avrei già preso un aereo per Istanbul per andare a parlare con i vertici del gruppo. Io non credo alle reindustrializzazioni effettuate da piccoli imprenditori. Quando una fabbrica chiude è molto difficile andare a recuperare e a riconvertire quei posti di lavoro. E qui parliamo di tanti posti di lavoro, solo a Siena ce ne sono 299 a rischio”.
Rappresentanti dei sindacati e lavoratori del sito produttivo di viale Toselli hanno posto molte domande a Calenda. Che si è mostrato disponibile: “Sono qui per parlare con voi, questo è il mio lavoro e il mio compito da politico”, ha affermato il leader di Azione. Che ha anche suggerito ai lavoratori le possibili strategie da adottare: “Con una vicenda come la vostra dovreste alzare il livello della protesta, fino alla possibilità di occupare la fabbrica o di venire a Roma con le tende e dormire davanti al ministero. La vicenda dei lavoratori Beko deve diventare una questione prioritaria a livello nazionale”.
E ancora: “Su Beko Europe posso dire, informalmente, che la misura della golden power non salvaguarda i posti di lavoro come vi hanno raccontato. Dice invece una cosa diversa: l’azienda dovrà fare tutto quello che gli è possibile per non andare in competizione con le altre fabbriche europee e chiudere i siti. Questo in gergo tecnico si chiama ‘best effort’, ed è una clausola che si mette nei contratti e che non serve a niente perché è: ‘Tu farai il tuo meglio’. E il ‘tuo meglio’ è piuttosto soggettivo. Ciò implica che il ministro Urso vi ha mentito. Io gli ho chiesto la clausola della golden power. E se questo è vero chiederò le sue dimissioni. Nessuno è tenuto a risolvere le crisi per definizione, ma quello che non si può fare è dire una menzogna, lasciando le persone tranquille mentre si sta consumando un fatto drammatico”. “La ragione per cui sono qui - ha dichiarato ancora il parlamentare e leader di Azione - è cercare da un lato un po’ di attenzione che è fondamentale, perché se la questione non diventa politica non gliene frega niente a nessuno. Poi c’è un secondo motivo che è di merito: i vostri sindacati mi hanno chiesto di verificare se le clausole messe all’interno della golden power effettivamente tutelavano livelli occupazionali ed impianti”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy