SIENA
L'arrivo nella crono del 1986
L’ultima volta del Giro d’Italia in piazza del Campo? Accadeva 39 anni fa e incoronava il cronoman polacco Lech Piasecki.
Gambe d’acciaio, occhi pungenti e un baffetto stile Freddie Mercury a incorniciarne il sorriso, il ciclista nato a Poznan si impose sui 46km della corsa contro il tempo snodatasi tra Sinalunga e Siena in quella dodicesima tappa di venerdì 23 maggio 1986. Tappa, appunto, a cronometro che permise a tutta la città di godersi, uno dopo l’altro, i grandi protagonisti dell’epoca: dallo “sceriffo” Moser, accolto in Piazza da un enorme striscione “Francesco, Siena ti ama” (sui muri di via Aretina sono rimaste visibili, per anni, altre scritte inneggianti al campione trentino, che a Siena si era imposto nel Giro del 1978 sprintando sotto le mura della Fortezza), al fuoriclasse statunitense LeMond, dal re delle volate Bontempi all’astro nascente Bugno, dal futuro vincitore di quel Giro, Visentini, alla maglia rosa di Beppe Saronni, che di Piasecki era il capitano nella Del Tongo-Colnago, squadra dalla caratteristica maglia gialla con banda bianca e scritte nere.
Piasecki, che a novembre compirà 64 anni (e che è rimasto nel mondo delle due ruote, in Polonia, come organizzatore di corse a tappe), era appena sbarcato tra i professionisti dopo il mondiale dilettanti conquistato nel 1985 sul circuito del Montello. Il tempo di quella sua prestazione, 59 minuti e 4 secondi, lo rese inavvicinabile per tutta la concorrenza: LeMond, grande favorito della vigilia, si piantò una volta iniziata la salita verso Porta Pispini e pagò dazio (40” di ritardo all’arrivo) alla pietra serena, rimasta indigesta anche a Moser (-1’30”), al vecchio GiBi Baronchelli (-1’40”) a quel Giupponi che, partito da Sinalunga con il secondo posto nella classifica generale, una volta tagliato il traguardo di Siena (si entrava nella conchiglia dal Chiasso Largo, percorrendo la discesa di San Martino e la curva del Casato prima di dare gli ultimi colpi di pedale verso la linea di arrivo all’altezza di Fonte Gaia) si ritrovò decimo e ormai estromesso dalla lotta per la vittoria finale.
Nella scia di Piasecki il solo Visentini, riuscito a contenere il distacco a 7”, terzo Saronni a 30”, quarto il tedesco Thurau a 37”. Chi era corso sotto il palco delle premiazioni per vedere da vicino i protagonisti di quella giornata, fu investito dallo spumante che il vincitore di tappa aveva stappato, non prima però di aver chiesto il permesso a capitan Saronni. Chi invece era rimasto a casa, poté godersi in tv prospettive diverse, nuove, delle strade e della skyline cittadina con in sottofondo il timbro di voce del grande Adriano De Zan.
La carovana rosa salutò Siena la mattina successiva, con un suggestivo serpentone di bici che si snodava lungo il Corso, iniziando a macinare chilometri verso la meta di Sarzana. Poco prima era passato in auto, tra gli applausi, un Gino Bartali ormai settantenne: le magie gialle delle sue vittorie al Tour de France nel 1938 e 1948, regalate all’amico Don Bruno Franci quali ex voto, rimangono a tutt’oggi custodite dentro la chiesa di Santa Petronilla.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy