Siena
Irene Siragusa
Un oro e un argento alle Universiadi, un oro ai Giochi del Mediterraneo, un oro ai World Relays, due record con la staffetta 4x100 e tanti premi a livello giovanile, oltre a svariate partecipazioni a Europei, Mondiali e Olimpiadi: è questo il bilancio di tutto rispetto, fin qui, della carriera di Irene Siragusa, la campionessa di atletica di Colle di Val d’Elsa, una delle personalità sportive più note del territorio. La velocista valdelsana è tornata a qualificarsi per i Mondiali di atletica con la staffetta della Nazionale italiana 4x100: la competizione iridata quest’anno si svolgerà a settembre a Tokyo, in Giappone.
- Irene Siragusa, come si sta preparando per i prossimi impegni agonistici?
Ho allenamenti su allenamenti, sarà una stagione che finirà a metà a settembre con i Mondiali di Tokyo, dove ci siamo già qualificati con la staffetta 4x100. I prossimi mesi saranno dedicati all’allenamento personale, siamo abbastanza liberi di fare le nostre gare individuali. L’obiettivo è arrivare al meglio ai campionati italiani assoluti ai primi di settembre e poi essere in squadra per i Mondiali.
- Quali sono state, fino a oggi, le emozioni più grandi della sua carriera?
In quindici anni di atletica ne ho provate molte. Il ricordo a cui sono più legata sono le Universiadi di Taipei del 2017. Mi sono laureata campionessa mondiale universitaria sui 200 metri e ho vinto la medaglia d’argento sui 100 metri, siglando in entrambi i casi il mio record personale. Era come partecipare a un’Olimpiade e lo facevi con altre persone che davano spazio allo studio, che portavano avanti il mio stesso percorso. Con tante di loro sono rimasta in contatto in giro per il mondo e questa è la cosa più bella nel gareggiare all’estero. Ho studiato Lingue e questo mi ha aiutata molto nel mio lavoro. Lo scorso anno è stata una delle mie migliori stagioni agonistiche. E’ stato bello correre gli Europei di Roma in casa, nel 2008 c’ero stata per i campionati italiani cadetti.
- Quali ricordi ha delle Olimpiadi?
L’Olimpiade 2021 è stata complicata, il Covid ha reso difficile tutta la preparazione e le gare. Gareggiavamo senza pubblico, facevamo tutte le mattine i tamponi, Mi sentivo anche delusa per non essere riuscita a qualificarmi individualmente. Per fortuna la staffetta femminile ha dato il meglio di sé e abbiamo fatto il record italiano. Parigi 2024 è stata l’Olimpiade della consapevolezza, ero più grande e più serena. Avevo dato il massimo. Purtroppo la 4x100 non è stata all’altezza delle aspettative, ma ho apprezzato molto quest’edizione.
- Come mai ha intrapreso questa carriera?
Il merito è di mia mamma. Ha praticato atletica da piccola e quindi mi ha spinto a provarla. Io ero innamorata del pattinaggio artistico, che ho praticato per undici anni. Ma lei ha insistito e ho iniziato con le gare studentesche. Senza essermi allenata troppo avevo siglato il record provinciale sui sessanta metri e avevo vinto con la miglior misura nel salto in lungo. Ho iniziato perché vincevo le gare più che altro, ma con gli anni l’ho apprezzata sempre di più. Nel 2011 sono entrata in Nazionale giovanile, nel 2013 in Nazionale assoluta, nel 2015 nella famiglia dell’Esercito italiano che saluto e che ringrazio per il costante sostegno.
- Ha un sogno nel cassetto?
Mi sento molto appagata, perché la mia carriera è molto longeva, e a parte qualche infortunio, non ho mai saltato Europei e Mondiali, ne ho fatti cinque e sei rispettivamente. Non mi manca nessuna gara di per sé, ma mi piacerebbe finire la carriera per una mia decisione, e quindi non perché il mio corpo mi abbandona. Nonostante i miei 31 anni posso andare ancora forte, spero di fare un’ottima stagione, correndo vicino ai miei tempi stagionali.
- L’atletica è sempre più popolare nel Paese: questo cosa significa per lei?
Fortunatamente sì, è vero. Il 2021 è stato l’anno del boom del movimento, ci siamo fatti conoscere anche a livello mediatico, grazie a Jacobs e a Tamberi che hanno vinto le Olimpiadi. Ma sono cambiate anche la mentalità e il metodo di allenarsi, abbiamo scarpe chiodate e piste molto più performanti. Siamo molto più avanti su varie tecnologie rispetto a dieci anni fa. Poi i social aiutano molto a confrontarsi con altre realtà extra italiane. Su Instagram si possono vedere metodi diversi per allenarsi. Infine c’è stato un ricambio generazione tra gli atleti e gli allenatori. Oggi le generazioni giovani inseguono tempi che per me erano impossibili alla loro età. Sono cambiate tante cose che ci hanno aiutato a essere uno sport meno di élite.
- Qual è il suo rapporto con il territorio?
Sono da sempre molto legata a Colle Val d’Elsa, adesso anche a Siena. Devo ringraziare il campo scuola Renzo Corsi che mi permette di allenarmi al meglio. La pista di atletica del Gino Manni è usurata, in alcuni punti anche pericolosa visto che ci sono delle buche. La mia vita è cambiata sensibilmente negli ultimi due anni. Prima avevo il campo a tre minuti da casa. Mi piace viaggiare per le gare, l’anno scorso a maggio sono stata a casa solo cinque giorni. Ma sono davvero legata al mio territorio e mi sembra di respirare quando torno a casa.
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