Tennis
Jannik Sinner a 17 anni
Un ragazzino pronto a diventare il numero uno. In una rara intervista rilasciata a soli 17 anni, pubblicata da agenzia Ansa, Jannik Sinner si raccontava con una sincerità e una determinazione che già preannunciavano un futuro da grande campione. "Il mio papà mi ha dato per la prima volta la racchetta in mano poi a 14 anni ho deciso di diventare professionista, è nata un po’ così", spiegava con la semplicità di chi sa di aver fatto la scelta giusta.
Allora, giovane promessa che si allenava a Bordighera, Sinner sottolineava l’impegno quotidiano: "Ora mi alleno tutti i giorni", dichiarava, consapevole della lunga strada davanti a sé. E proprio in quegli anni iniziava a costruire quel carattere caparbio e la mentalità vincente che lo avrebbero portato a diventare il primo italiano a vincere Wimbledon.
Sinner, con la sua innata modestia, smentiva anche alcuni luoghi comuni sulla vita dei giovani sportivi: "La vita da discoteca? Non mi piace neanche, piuttosto preferisco bere una CocaCola", raccontava ridendo, mostrando già il suo stile sobrio e concentrato sul tennis.
Il trionfo di Sinner a Wimbledon
"Avevo circa 7 anni quando mio papà mi ha dato per la prima volta una racchetta in mano. Ho praticato sci a livello agonistico da bambino, ma è stato il tennis quello che mi ha davvero preso" spiegava il campione. L’incontro con la racchetta è stato decisivo, ma non casuale: papà è stato il primo vero allenatore e il motore di questo amore sportivo. "Mio papà è stato fondamentale, non solo per l’aspetto tecnico, ma anche per la motivazione e la fiducia che mi ha trasmesso".
La tenacia e la determinazione di Sinner si sono viste presto nei risultati: dall’Alto Adige al circuito internazionale, il ragazzo di 17 anni affascina ben presto pubblico e addetti ai lavori con un gioco solido, tecnico e maturo oltre i suoi anni. Nonostante la giovane età, Jannik Sinner dimostra già una sorprendente consapevolezza di sé e del proprio cammino sportivo. "Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre sostenuto – ha concluso – e questo è il mio motore più grande."
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