Siena
A Sanremo il senese Lorenzo Granai ha vinto il quarto titolo italiano rally della sua ormai lunghissima carriera. Sin da ragazzo ha avuto un’enorme passione per i motori, che è divenuta una professione che ha consentito a Granai di girare il mondo e di togliersi delle eccezionali soddisfazioni. Il titolo italiano arrivato quest’anno nel ruolo di navigatore segue quelli che il senese aveva già conquistato nel 2016, nel 2019 e nel 2021. Lo ha fatto insieme al pilota Giandomenico Basso e a bordo di una Skoda del Team Delta rally. Quella di Basso e Granai è stata una stagione da incorniciare: i due sono andati sempre a podio in tutte le gare disputate, arrivando costantemente in prima o in seconda posizione, a eccezione del rally del Lazio dove sono arrivati quinti, ma è stata una corsa nella quale erano in testa prima di una decisiva foratura. La coppia si è imposta anche nel rally di Roma capitale, una gara che rappresentava anche una tappa del campionato europeo e che ha visto competere i due con le migliori coppie del panorama continentale.
Granai, 53 anni, è alla sua 33esima stagione. A Sanremo ha vissuto una gioia enorme, tornando a quel titolo italiano che gli mancava da quattro anni. Ha messo un altro eccezionale tassello in una carriera da ricordare, da top. Adesso, come dice lui stesso, sta valutando se continuare a gareggiare o se chiudere in bellezza, con il trionfo in Liguria. Intanto da anni lavora come pilota per i corsi di formazione della scuderia de Adamich: una professione che lo porta in giro per il mondo nel ruolo di istruttore di guida con Alfa Romeo, Maserati e Ferrari.

- Lorenzo Granai, quali sono state le emozioni del suo quarto titolo italiano?
E’ stata una bellissima stagione, abbiamo vinto il titolo nonostante che non partissimo con i favori del pronostico. Siamo andati sempre a podio a eccezione del rally del Lazio, dove siamo arrivati quinti: eravamo in testa ma abbiamo forato. Abbiamo vinto anche il rally di Roma capitale, che era valevole come tappa del campionato europeo: è stata una grandissima soddisfazione, dato che erano in gara tutti i migliori equipaggi del vecchio continente.
- E a Sanremo avete festeggiato il titolo...
La tensione era alle stelle. Avremmo potuto festeggiare già nella gara precedente, il rally del Lazio, e invece eravamo stati sfortunati. Dopo quel rally eravamo delusi e arrabbiati. A Sanremo siamo partiti forte con l’intento e l’obiettivo di assicurarci il titolo. Più passavano i chilometri e più capivamo che il trionfo si stava avvicinando. Stavamo attenti a tutto: avevamo le orecchie dritte per sentire che il cambio funzionasse, stavamo attenti ai sassi sulla strada o a non tagliare troppo le curve. Eravamo guardinghi, l’ansia cresceva. Per conquistare il titolo ci bastava un secondo posto, e siamo arrivati secondi, con l’equipaggio al terzo posto che ci era poco dietro, a soli 7 secondi di distanza al traguardo. Alla fine è stata una liberazione, la gioia è stata grandissima ed è iniziata la festa. A Sanremo c’era mia moglie, c’erano gli amici e gli sponsor: è stato bellissimo.
- Come si fa a mantenere questa fame e voglia di vincere in tutti questi anni?
Questa è stata la mia 33esima stagione agonistica. Tutti gli anni penso e dico che è arrivato il momento di smettere, poi però riusciamo a essere ancora competitivi e allora andiamo avanti. Lo stimolo e la voglia non mancano mai. Ma io voglio sempre vincere, anche quando gioco a tombola.
- C’è stata, negli anni, una vittoria più bella o dal sapore particolare?
Le vittorie sono tutte bellissime. A questa domanda Enzo Ferrari rispondeva così: ‘La vittoria più bella sarà la prossima, quella che deve ancora arrivare’. Io dico che il titolo italiano di quest’anno ha un sapore sicuramente particolare, anche perché non so se ce ne sarà un altro.
- Sta pensando di chiudere qui la sua carriera?
Sto facendo delle valutazioni, sto pensando se smettere con una vittoria e lasciare da campione italiano. Il 20 dicembre ci sarà una festa in nostro onore a Cavaso del Tomba, il paese (in provincia di Treviso, ndr) di Giandomenico Basso. In quella occasione comunicherò la decisione.

- Com’è nata in lei la passione per i motori?
Era una passione di mio babbo, che mi portava a vedere le gare. Quando ero bambino è nato un amore che mi è sempre rimasto dentro. Giocavo a calcio, ma pian piano mi avvicinai a questo mondo: a 20 anni feci la mia prima gara, il rally della Fettunta. Da lì è partito tutto.
- I motori le hanno anche permesso di girare il mondo...
E’ vero. Ho preso parte a campionati italiani, europei e mondiali. Ho corso 30 gare del Mondiale, con un settimo posto in Nuova Zelanda nel 2022, il miglior risultato per un italiano negli ultimi quindici anni.

- Non le rimane un ultimo obiettivo o sogno prima di chiudere la sua carriera?
Non so cosa farò. Potrei anche fare solamente due o tre gare all’anno, per divertimento e senza l’ansia di competere per il titolo italiano. Ma sogno anche un ruolo di gestione e organizzativo nel mondo del rally. Quando effettivamente smetterò vedrò se si apriranno delle porte in questo senso. Già oggi ho un ruolo organizzativo, e da coordinatore, nella scuderia de Adamich: è una bella soddisfazione e un importante impegno.
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