L'intervista
La gioia di Marco Benocci
Dalla Mens Sana e dall’Emma Villas fino al tetto del mondo: è la storia di Marco Benocci, originario di Asciano, responsabile della logistica della Savino Del Bene Scandicci, squadra di pallavolo femminile che pochi giorni fa si è laureata campione del mondo per club, superando nella finale giocata a San Paolo, in Brasile, un’altra compagine italiana, Conegliano.
Che avventura è stata quella del Mondiale per Club?
"È stata un’emozione per tutti, sia per me personalmente ma anche per tutta la squadra, le ragazze e lo staff. Il Brasile, non è dietro l’angolo, anche da un punto di vista della preparazione. Ci siamo qualificati come rappresentante europea essendo arrivati in finale di Champions lo scorso anno a Istanbul, dove abbiamo perso contro Conegliano. Li abbiamo incontrati di nuovo in finale del Mondiale e stavolta è andata bene a noi. Abbiamo vinto sfatando un po’ un tabù, perché Conegliano aveva vinto le ultime due edizioni del Mondiale per club, ha vinto la Champions. Era la squadra che ha dominato il panorama mondiale negli ultimi anni. È stato bello andare in trasferta in Brasile, a San Paolo, lì è estate. È stato molto caldo anche il tifo, perché giocavano anche due squadre brasiliane".
Vi aspettavate di riuscire a vincere?
"Naturalmente vai lì per vincere perché l’obiettivo è quello, ma sapevamo che non era semplice perché la favorita era Conegliano sotto tutti gli aspetti. Questo ha aumentato la gioia di essere riusciti a trionfare. Il livello era alto per cui di sicuro è stata una bella sorpresa, abbiamo lottato tanto per riuscirci. È stata una bella vittoria".
Nella vostra squadra c’è una delle migliori pallavoliste del mondo e della nazionale italiana, Ekaterina Antropova.
Assolutamente, ma oltre a lei abbiamo tantissime campionesse. Parlo di Maja Ognjenović come palleggiatrice, abbiamo un libero fortissimo che è Brenda Castillo, due ragazze della nazionale statunitense, Caterina Bosetti che ha vinto le Olimpiadi con la nazionale. Grandi atlete che ci aiutato con la loro esperienza a livello internazionale, perché sono abituate a giocare le Olimpiadi, i Mondiali. Questo successo non è solo merito di una persona ma è frutto di un lavoro di squadra.
Scandicci è sul tetto del mondo. Che storia è quella della Savino Del Bene?
Bisogna ringraziare il patron Paolo Nocentini, che è sicuramente l’artefice principale perché ha voluto creare questa realtà abbastanza giovane. In fin dei conti è una decina d’anni che è nel panorama internazionale e anche nazionale. Ha fatto questa scalata partendo dalle serie minori fino ad arrivare alla A1. Ha vinto la prima coppa internazionale che è la Challenge, dopodiché anche la Coppa Cev e la qualificazione alla finale di Champions, fino ad arrivare a questo Mondiale per club e vincerlo.
Lei com’è arrivato alla Savino Del Bene e come si trovi in questa realtà?
"Mi trovo benissimo, ormai questo è il mio sesto anno. Prima ero all’Emma Villas, ci siamo conosciuti quando la Savino Del Bene è venuta a giocare alcune partite a Siena e abbiamo trovato la quadra per trasferirmi a Scandicci. È una società importante a livello di investimenti che mette sempre l’asticella in alto."
Che ricordi ha dell’Emma Villas?
"La ringrazio perché mi ha dato l’opportunità di stare nel mondo della pallavolo, svolgendo anche il ruolo di team manager. Poi è stata una transizione, un alzare l’asticella anche per me, perché sono arrivato a livelli internazionali. Ho ricordi bellissimi. Abbiamo vinto la Coppa Italia di A2, poi il campionato con la promozione in SuperLega. Sono emozioni che si vivono di volta in volta, ma che ti danno la forza di fare un lavoro che è abbastanza sia impegnativo a livello fisico che soprattutto di organizzazione mentale."
Quanto è legato invece alla Mens Sana?
"Sono un ex giocatore di basket di basso livello, ma sono cresciuto dentro a un palazzetto. Andavo a tifare la Mens Sana, la seguo tuttora per quello che posso, non potendo venire a vederla, ma mi interesso di tutti i risultati. Ho allenato il minibasket e il settore giovanile, è una cosa che mi rimane, mi ha dato anche un po’ di aiuto per vedere come prima venivano affrontate le situazioni a livello professionistico."
Cosa si prova a essere campioni del mondo e cosa rimane di questa avventura in Brasile?
"Sono strafelice perché vincere ti ripaga di tanti sforzi. Ti dà ancora più carica per dire di non accontentarsi, di andare avanti e provare ora a rivincere perché se vincere è bello, rivincere è ancora meglio, ecco, come dicono da tante parti. E quello che mi rimane è di sicuro una sensazione incredibile di aver fatto qualcosa che più grande, veramente, diciamo è difficile rifare a livello di club. Quindi ti dà veramente una carica pazzesca. Ancora non riusciamo a realizzare quello che abbiamo fatto."
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