I Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno recuperato trenta preziose pagine miniate rubate nel 1982 dal Museo di Arte Sacra di Colle di Val d’Elsa. Le preziose pagine miniate provengono da sei corali del convento di San Lucchese a Poggibonsi e furono rubate da ignoti l’8 marzo mentre erano esposte nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Colle di Val d’Elsa.
La cerimonia, che è avvenuta simbolicamente nei locali del Complesso San Pietro, ha un duplice valore: da una parte la restituzione da parte del Ntpc all’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, legittima proprietaria dei beni, e la consegna al sindaco di Colle di Val d’Elsa Piero Pii, che depositerà le preziose pagine all’interno del museo civico e diocesano d’arte sacra; dall’altra l’avvio di un percorso di studio e valorizzazione che vedrà coinvolti la cattedra di Storia dell’Arte Medievale di Firenze, la direzione del museo, il servizio cultura del Comune di Colle, l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici e Nucleo Tpc di Firenze, non solo nella realizzazione di una mostra ma anche un percorso con le scuole.
“Accogliere nuovamente queste opere nella nostra città significa restituire un pezzo di storia alla memoria collettiva. Ringraziamo i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e tutti coloro che hanno contribuito a questo straordinario recupero – ha detto il sindaco di Colle di Val d’Elsa, Piero Pii. – È una giornata che ci ricorda quanto il patrimonio culturale sia un bene comune da custodire e tramandare con responsabilità”.
Le opere miniate provengono da due serie liturgiche distinte: la prima, realizzata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo e la seconda databile alla metà del XV secolo. Per la serie più antica i francescani si rivolsero a una bottega senese mentre per quella successiva si affidarono alle botteghe fiorentine del tempo, aperte anche a maestranze provenienti da altre aree del territorio.
“La restituzione di queste pagine non è solo un atto di giustizia verso il nostro patrimonio, ma un segno di rinascita per la comunità. Ogni opera che torna alla collettività restituisce anche un frammento della nostra identità. È un risultato che unisce tutela, conoscenza e welfare culturale: tre dimensioni che rendono viva la relazione tra cultura e cittadini”, ha aggiunto Daniele Tozzi, assessore alla cultura. L’attività investigativa ha tratto origine da una segnalazione di un privato cittadino studioso d’arte il quale, riconoscendo subito il notevole valore storico-artistico delle pagine, le ha ricondotte a quelle sottratte nel 1982. Considerate la straordinaria importanza e delicatezza delle opere, dal giorno del sequestro a oggi sono state affidate in custodia temporanea all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, centro di riferimento nazionale per la conservazione dei beni culturali.