In fila indiana si mettono in marcia a bordo strada, incuranti delle auto che procedono a velocità a sostenuta a pochi centimetri da loro. Lo scenario di fondo può essere la Siena-Grosseto, così come il tratto che congiunge l'area periferica di Siena a Pescaia. Decine di richiedenti asilo che ogni giorno si dirigono a Siena per racimolare qualche soldo.
Di situazioni del genere, da nord a sud della provincia, ce ne sono tante. Tanto è che il territorio senese, dopo Firenze, è quello che ospita più migranti: circa 1.300. In prevalenza si tratta di arrivi spontanei, quindi non collegati agli sbarchi nei porti toscani.
Un'ondata migratoria imprevista e innaturale per un'area che non ha mai conosciuto numeri simili. Non a caso, già lo scorso anno le autorità erano dovute correre ai ripari per fronteggiare l'emergenza: scaturita in un primo momento dalle inondazioni che avevano colpito il Pakistan. Da allora l'unità di crisi, composta da amministratori pubblici, rappresentanti delle forze dell'ordine, arcidiocesi e associazioni di volontariato, si riunisce con cadenza periodica (l'ultima volta pochi giorni fa) per fare il punto della situazioni e aggiornare le soluzioni.
Sotto lo sguardo vigile del prefetto Matilde Pirrera, che appena si è insediato, ha subito preso di petto il dossier. La priorità resta quella di trovare nuovi spazi per ospitare i migranti, considerando che gli arrivi si susseguono e la Toscana, tra le regioni più gettonate, è quasi al limite della capienza. Siena attualmente ha 59 Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e presto se ne potrebbero aggiungere altri due. Uno è l'ex scuola di Montalbuccio. La procedura per farlo rientrare nella rete è in corso. Non sarebbe tuttavia ancora stato aperto il bando per la gestione: passaggio fondamentale per dare corpo all'operazione. L'altro è un bene confiscato alla criminalità organizzata. Gli uffici prefettizi sono al lavoro per attuare le pratiche di trasformazione in Cas, sulla scorta di quanto già attuato in collaborazione con il Comune di Chiusi.
Una pratica che chiama in causa anche l'amministrazione Fabio. Giovedì, in occasione del Consiglio comunale, è stato approvato un ordine del giorno di Fratelli d'Italia, che impegna il sindaco "a continuare sulla strada intrapresa nella gestione dei flussi migratori sulla scorta del lavoro svolto nella gestione dei senza fissa dimora pakistani; a rafforzare e migliorare la cooperazione con le istituzioni presenti sul territorio, la curia e le altre associazioni, al fine di dare risposte immediate e provvedere alla gestione dei flussi migratori nel rispetto delle leggi dello Stato".
Il richiamo alla massima collaborazione è doveroso. Da soli, e questo vale anche a livelli più alti, l'emergenza è un ostacolo troppo impegnativo. In attesa che da Roma e Bruxelles arrivino risposte. Convincenti, possibilmente.
Di situazioni del genere, da nord a sud della provincia, ce ne sono tante. Tanto è che il territorio senese, dopo Firenze, è quello che ospita più migranti: circa 1.300. In prevalenza si tratta di arrivi spontanei, quindi non collegati agli sbarchi nei porti toscani.
Un'ondata migratoria imprevista e innaturale per un'area che non ha mai conosciuto numeri simili. Non a caso, già lo scorso anno le autorità erano dovute correre ai ripari per fronteggiare l'emergenza: scaturita in un primo momento dalle inondazioni che avevano colpito il Pakistan. Da allora l'unità di crisi, composta da amministratori pubblici, rappresentanti delle forze dell'ordine, arcidiocesi e associazioni di volontariato, si riunisce con cadenza periodica (l'ultima volta pochi giorni fa) per fare il punto della situazioni e aggiornare le soluzioni.
Sotto lo sguardo vigile del prefetto Matilde Pirrera, che appena si è insediato, ha subito preso di petto il dossier. La priorità resta quella di trovare nuovi spazi per ospitare i migranti, considerando che gli arrivi si susseguono e la Toscana, tra le regioni più gettonate, è quasi al limite della capienza. Siena attualmente ha 59 Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e presto se ne potrebbero aggiungere altri due. Uno è l'ex scuola di Montalbuccio. La procedura per farlo rientrare nella rete è in corso. Non sarebbe tuttavia ancora stato aperto il bando per la gestione: passaggio fondamentale per dare corpo all'operazione. L'altro è un bene confiscato alla criminalità organizzata. Gli uffici prefettizi sono al lavoro per attuare le pratiche di trasformazione in Cas, sulla scorta di quanto già attuato in collaborazione con il Comune di Chiusi.
Una pratica che chiama in causa anche l'amministrazione Fabio. Giovedì, in occasione del Consiglio comunale, è stato approvato un ordine del giorno di Fratelli d'Italia, che impegna il sindaco "a continuare sulla strada intrapresa nella gestione dei flussi migratori sulla scorta del lavoro svolto nella gestione dei senza fissa dimora pakistani; a rafforzare e migliorare la cooperazione con le istituzioni presenti sul territorio, la curia e le altre associazioni, al fine di dare risposte immediate e provvedere alla gestione dei flussi migratori nel rispetto delle leggi dello Stato".
Il richiamo alla massima collaborazione è doveroso. Da soli, e questo vale anche a livelli più alti, l'emergenza è un ostacolo troppo impegnativo. In attesa che da Roma e Bruxelles arrivino risposte. Convincenti, possibilmente.