Simone Arcuri è il segretario generale della Fillea Cgil di Siena, la categoria sindacale che si occupa dei lavoratori delle costruzioni con oltre 2.500 iscritti.
- Quali sono le questioni più scottanti del settore?
Sicuramente la sicurezza: qui servirebbe differenziare le imprese sulla base del rispetto delle regole e degli incidenti accaduti in ogni azienda, una "patente a punti" che premi quelle che fanno della sicurezza un elemento valoriale emarginando nell'assegnazione dei lavori negli appalti le altre. Serve poi lavorare sulla cultura e sulla formazione continua, iniziando dalla scuola per poi proseguire nella vita lavorativa.
- E il tema degli orari di lavoro di cui si è parlato molto in questa calda estate?
Bisogna interrogarsi sugli orari di lavoro: la quantità di infortuni anche mortali, purtroppo accaduti anche nella nostra provincia, è dovuta talvolta anche alla logica di produrre sempre di più con eccessivi ritmi lavorativi. Dobbiamo lavorare di concerto con le aziende sulla possibilità di ridurre l'orario a parità di salario, anche per una migliore conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
- La situazione delle crisi aziendali che sono scoppiate nell'ultimo decennio a che punto è?
Tanti sono i lavoratori e le lavoratrici che hanno vissuto crisi aziendali culminate in concordati, fallimenti, perdita del posto di lavoro, che alla Fillea si sono rivolti per essere tutelati ed assistiti. A causa di norme mal concepite (penso al ?concordato in bianco'), di una giustizia che si muove a rallentatore anche a causa di molteplici responsabilità, si lasciano appesi ad un filo per anni i destini delle persone solo per avere quello che legittimamente hanno guadagnato con il sudore del loro lavoro.
- Può fare qualche esempio?
Situazioni che, se prendo ad esempio alcune delle vertenze più importanti, sono in stallo da quasi un decennio e solo oggi si hanno alcune prime risposte: Giomarelli Anterivo, Laterizia Arbia prima e Arbia srl poi, Ilr, Edil Bellugi. Senza considerare quelle arrivate a conclusione dopo anni di attesa solo grazie alla mobilitazione dei lavoratori e del sindacato: Linea3, Belardi Mario, Rdb fra le altre.
- Come ne sono usciti i vari comparti?
Tutti hanno sofferto di una dura crisi e del ricorso agli ammortizzatori sociali. I laterizi, con riferimento alle fornaci, un comparto che nel senese era fatto di nove unità produttive fiore all'occhiello del nostro territorio, è ormai quasi del tutto scomparso, con una sola distinzione: la sopravvivenza di un'unica azienda - Fornaci Tempora - capace di concordare con la Fillea un percorso ?sperimentale' sul personale che ha permesso di non perdere la forza lavoro, fatta di lavoratori qualificati e specializzati.
- Nel lapideo?
Se penso al Travertino di Rapolano ed al Marmo Giallo della Montagnola senese, sono stati mantenuti i livelli occupazionali grazie all'utilizzo della cassa integrazione. Il settore si è ripreso ma si trova a fare i conti con la propria sostenibilità, da una parte il problema dei costi energetici, penso ad esempio alla Querciolaie Rinascente schiacciata da costi enormi dopo un'importante ristrutturazione aziendale, e dall'altra quello di tenere insieme le esigenze ambientali con quelle occupazionali per noi imprescindibili. Nel legno abbiamo raggiunto significativi risultati nell'ultimo anno, con il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore su cui vigileremo per la corretta applicazione e con la firma di importanti accordi integrativi come quello alla Tecnowall di Poggibonsi e con il Gruppo Mauro Saviola su Radicofani.
- E l'edilizia?
I dati della Cassa edile di Siena sono un osservatorio molto preciso sulla salute del settore: il raffronto del primo semestre 2023 sul 2022 vede una media del 9,3% in più di imprese e del 7,22% in più di operai, che tradotto vale il 7.5% in più di ore lavorate. In questo contesto abbiamo raggiunto importanti risultati a livello di contrattazione territoriale (miglioramenti di trasferta e salario, fra gli altri), un lavoro svolto di concerto tra le parti sociali sempre nel merito delle questioni e per il bene degli addetti del settore.
- Il superbonus ha influito sul rilancio del settore.
I bonus, in particolare il 110 per cento, sono stati motore di rilancio ed oggi siamo preoccupati per il loro ridimensionamento. La crescita ha però portato a galla il problema della manodopera qualificata, dura da reperire, soprattutto per via delle scelte del passato, quando molte imprese hanno iniziato a preferire il cottimo e il subappalto piuttosto che strutturare la propria forza lavoro valorizzandola e formandola, dobbiamo invertire la rotta ribaltando il paradigma.
- Il nuovo codice degli appalti vi preoccupa?
Si torna di nuovo ad una giungla, affidamenti diretti e liberalizzazione del sub-appalto a cascata, significa in primis depotenziare la qualificazione delle imprese, rendere difficile il rispetto dei contratti nazionali di lavoro e ridurre le verifiche su salute e sicurezza. Vanno invece rafforzate le misure a tutela del lavoro, del contrasto al lavoro nero e al dumping contrattuale. Si vuole la semplificazione solo ai fini propagandistici, in barba ai diritti e alla vita delle persone, semplificare non è deregolamentare.
- Quali sono le questioni più scottanti del settore?
Sicuramente la sicurezza: qui servirebbe differenziare le imprese sulla base del rispetto delle regole e degli incidenti accaduti in ogni azienda, una "patente a punti" che premi quelle che fanno della sicurezza un elemento valoriale emarginando nell'assegnazione dei lavori negli appalti le altre. Serve poi lavorare sulla cultura e sulla formazione continua, iniziando dalla scuola per poi proseguire nella vita lavorativa.
- E il tema degli orari di lavoro di cui si è parlato molto in questa calda estate?
Bisogna interrogarsi sugli orari di lavoro: la quantità di infortuni anche mortali, purtroppo accaduti anche nella nostra provincia, è dovuta talvolta anche alla logica di produrre sempre di più con eccessivi ritmi lavorativi. Dobbiamo lavorare di concerto con le aziende sulla possibilità di ridurre l'orario a parità di salario, anche per una migliore conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
- La situazione delle crisi aziendali che sono scoppiate nell'ultimo decennio a che punto è?
Tanti sono i lavoratori e le lavoratrici che hanno vissuto crisi aziendali culminate in concordati, fallimenti, perdita del posto di lavoro, che alla Fillea si sono rivolti per essere tutelati ed assistiti. A causa di norme mal concepite (penso al ?concordato in bianco'), di una giustizia che si muove a rallentatore anche a causa di molteplici responsabilità, si lasciano appesi ad un filo per anni i destini delle persone solo per avere quello che legittimamente hanno guadagnato con il sudore del loro lavoro.
- Può fare qualche esempio?
Situazioni che, se prendo ad esempio alcune delle vertenze più importanti, sono in stallo da quasi un decennio e solo oggi si hanno alcune prime risposte: Giomarelli Anterivo, Laterizia Arbia prima e Arbia srl poi, Ilr, Edil Bellugi. Senza considerare quelle arrivate a conclusione dopo anni di attesa solo grazie alla mobilitazione dei lavoratori e del sindacato: Linea3, Belardi Mario, Rdb fra le altre.
- Come ne sono usciti i vari comparti?
Tutti hanno sofferto di una dura crisi e del ricorso agli ammortizzatori sociali. I laterizi, con riferimento alle fornaci, un comparto che nel senese era fatto di nove unità produttive fiore all'occhiello del nostro territorio, è ormai quasi del tutto scomparso, con una sola distinzione: la sopravvivenza di un'unica azienda - Fornaci Tempora - capace di concordare con la Fillea un percorso ?sperimentale' sul personale che ha permesso di non perdere la forza lavoro, fatta di lavoratori qualificati e specializzati.
- Nel lapideo?
Se penso al Travertino di Rapolano ed al Marmo Giallo della Montagnola senese, sono stati mantenuti i livelli occupazionali grazie all'utilizzo della cassa integrazione. Il settore si è ripreso ma si trova a fare i conti con la propria sostenibilità, da una parte il problema dei costi energetici, penso ad esempio alla Querciolaie Rinascente schiacciata da costi enormi dopo un'importante ristrutturazione aziendale, e dall'altra quello di tenere insieme le esigenze ambientali con quelle occupazionali per noi imprescindibili. Nel legno abbiamo raggiunto significativi risultati nell'ultimo anno, con il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore su cui vigileremo per la corretta applicazione e con la firma di importanti accordi integrativi come quello alla Tecnowall di Poggibonsi e con il Gruppo Mauro Saviola su Radicofani.
- E l'edilizia?
I dati della Cassa edile di Siena sono un osservatorio molto preciso sulla salute del settore: il raffronto del primo semestre 2023 sul 2022 vede una media del 9,3% in più di imprese e del 7,22% in più di operai, che tradotto vale il 7.5% in più di ore lavorate. In questo contesto abbiamo raggiunto importanti risultati a livello di contrattazione territoriale (miglioramenti di trasferta e salario, fra gli altri), un lavoro svolto di concerto tra le parti sociali sempre nel merito delle questioni e per il bene degli addetti del settore.
- Il superbonus ha influito sul rilancio del settore.
I bonus, in particolare il 110 per cento, sono stati motore di rilancio ed oggi siamo preoccupati per il loro ridimensionamento. La crescita ha però portato a galla il problema della manodopera qualificata, dura da reperire, soprattutto per via delle scelte del passato, quando molte imprese hanno iniziato a preferire il cottimo e il subappalto piuttosto che strutturare la propria forza lavoro valorizzandola e formandola, dobbiamo invertire la rotta ribaltando il paradigma.
- Il nuovo codice degli appalti vi preoccupa?
Si torna di nuovo ad una giungla, affidamenti diretti e liberalizzazione del sub-appalto a cascata, significa in primis depotenziare la qualificazione delle imprese, rendere difficile il rispetto dei contratti nazionali di lavoro e ridurre le verifiche su salute e sicurezza. Vanno invece rafforzate le misure a tutela del lavoro, del contrasto al lavoro nero e al dumping contrattuale. Si vuole la semplificazione solo ai fini propagandistici, in barba ai diritti e alla vita delle persone, semplificare non è deregolamentare.