La scelta più difficile, il suicidio assistito. Il caso Laura Santi

Suicidio assistito. La scelta più difficile. Il caso Laura Santi

di Sergio Casagrande   pubblicato il 14-12-2023

Laura Santi

Ho conosciuto Laura Santi 22 anni fa, nel 2001, quando iniziò a collaborare con il nostro giornale per le cronache di Perugia. Sognava di diventare giornalista. E, poi, ci è realmente diventata. La sua storia, da quel 2001 a oggi, l'ha vista impegnata in numerosissime attività, anche e soprattutto di carattere sociale, spesso non traendone neppure alcun guadagno economico, perché portate avanti con lo spirito e la volontà di essere d'aiuto a qualcuno: a chi era in difficoltà. Poi, improvvisamente, qualcosa è cambiato. E, da qualche anno, in difficoltà c'è lei. Ed è lei, oggi, a chiedere aiuto. Anzi, a implorare aiuto.
La realtà che deve affrontare tutti i giorni, ormai da molto, troppo tempo, è incommensurabile per chi non la vive o non l'ha vissuta direttamente sulle proprie spalle o, comunque, conosciuta da vicino.
Laura non può più muoversi, se non sostenuta e accompagnata. Non può viaggiare. Le è impossibile, fare anche cose che per altri sono banali, come uscire da casa per respirare aria pulita e guardare un tramonto, se non da un letto e attraverso una finestra. Addirittura rispondere al cellulare che squilla è diventata, negli ultimi giorni, una montagna impossibile da scalare.
Laura porta sulle spalle una croce davvero pesante. E, con lei, chi le sta a fianco.
Da cristiano non posso scrivere che ha diritto di morire, come lei chiede. E neppure da semplice essere umano. Con le lacrime al volto, mentre tornano alla mente il sorriso e gli occhi di Laura, non riesco nemmeno a pensarlo .
La vita viene prima di tutto. Così mi è stato insegnato. Così è, perché ne sono convinto. Perché, comunque, ho visto anch'io, anche se in rare occasioni, la morte da vicino. E so qual è la differenza tra esserci e non esserci. Vedere, ascoltare, pensare, scrivere, leggere, viaggiare. E, almeno finora, grazie al caso e alla fortuna, ho vissuto una vita che ritengo sia valsa da vivere e che vorrei continuare a vivere. Con pochi rimpianti; sempre con il desiderio di conoscere ogni giorno, ogni ora e ogni minuto qualcosa di nuovo.
Per tutto questo e anche per molto altro, per tutte quelle cose mi danno gioia di vivere e l'energia per affrontare anche le situazioni più difficili che, come me, chiunque altro di noi quotidianamente ha, non potrei mai accettare di dover chiudere gli occhi e staccare la spina o un contatto con questo mondo. E, a me stesso, dico e ribadisco anche ora che non lo farei nemmeno davanti alla più grande sofferenza. Ma delle domande me le pongo, perché il cuore si spacca e viene anche a mancare il respiro al solo pensiero di quanto lei sta affrontando: tutto quello che la vita a me mette a disposizione, Laura lo ha ancora? E, soprattutto: è giusto che sia io e non lei a scegliere? E se le stessimo togliendo anche l'ultima libertà?
sergio.casagrande@gruppocorriere.it