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San Casciano Bagni, l'emozione di Tabolli: "La statua di Apollo era calda come se fosse viva"

jacopo tabolli unistrasi scavi san casciano

"Quando abbiamo afferrato le gambe della statua di Apollo per estrarle dal fango, abbiamo sentito il calore come se fossero vive". Dopo l'ultima storica scoperta di un monumento di marmo emerso dai fanghi del Bagno Grande a San Casciano, è profondamente scosso (in senso positivo) Jacopo Tabolli, direttore del Centro di archeologia per le diversità e le mobilità preromane (Cadmo) dell'Università per stranieri di Siena, a cui è affidato il coordinamento scientifico degli scavi. Il concetto viene spiegato meglio: "Il bronzo fonde a temperature altissime, quindi i 40 gradi delle acque termali non hanno variato particolarmente la temperatura dei reperti che abbiamo trovato nella precedente campagna. Questa volta, invece, trattandosi di marmo, alla grande emozione per la scoperta si è aggiunta anche un'esperienza corporea al tatto molto particolare, che è rimasta impressa in tutti, dagli studenti e studentesse ai collaboratori agli scavi".
Il monumento è stato trovato frazionato in vari pezzi, ma questo ha un significato preciso: "Siamo nel quinto secolo dopo Cristo, dopo gli Editti di Teodosio, con il Dio cristiano che si viene a sostituire alla miriade di divinità pagane. C'era l'esigenza di creare una rottura e di distruggere fisicamente le statue. Questa è stata quasi sepolta, sigillata per chiudere col passato. Il torso era incastrato sotto alle gambe, i piedi erano dispersi in altre zone del santuario, così come le parti della testa, a dimostrare il distacco da una lunga storia".