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Siena

Un nuovo piano faunistico-venatorio per protegge i campi dagli ungulati

Verrà dato maggiore potere agli agricoltori in tema di abbattimenti per evitare danni alle colture

Caterina Iannaci

09 Agosto 2025, 10:33

Cinghiali

Sì agli ungulati, ma non nei campi: è questo, in sintesi, il messaggio che emerge dal nuovo Piano faunistico‑venatorio adottato dalla Regione Toscana il 29 luglio 2025, simbolo di una svolta significativa nel cercare di tamponare un problema che attanaglia l'agricoltura senese, e regionale in genere. Il cuore delle novità riguarda il cinghiale e i danni ricorrenti che provoca alle coltivazioni. Le aree agricole (campi seminativi, vigneti, prati-pascolo) sono state esplicitamente escluse dalle cosiddette aree vocate alla caccia e iscritte in quelle non vocate, dove la presenza faunistica viene gestita con criteri non conservativi. Questo significa che gli agricoltori che detengono i requisiti (licenza di caccia e abilitazione) potranno intervenire direttamente per l’abbattimento, sia attraverso la selezione sia tramite controlli, anche nei giorni di sospensione della caccia (martedì e venerdì) e in orari più flessibili, fino oltre la mezzanotte. Nelle aree vocate, invece, la caccia al cinghiale, consentita dall'1 ottobre al 31 gennaio, non comporta eradicazione, ma un mantenimento attento della densità faunistica in equilibrio con l’ambiente ospitante. Il Piano, dopo la pubblicazione prevista verso metà agosto, seguirà un periodo di consultazione pubblica di circa due mesi con possibilità di osservazioni, valutazione delle stesse e, infine, approvazione definitiva da parte della giunta regionale. Nel frattempo, tuttavia, resta in vigore quello del 2012, applicato ancora tramite proroghe e deroghe.

Per molte aziende agricole, la presenza di cinghiali nei campi che devastano i raccolti è vissuta come una quotidianità intollerabile. Con le nuove aree non vocate, molti più addetti del settore potranno intervenire autonomamente per proteggere i propri terreni. Non si tratta di un atto contro i cacciatori, ma di una sorta di bilanciamento, compensato dall’istituzione di nuove aree vocate nei boschi. L’iniziativa nasce anche su spinta del mondo agricolo, in particolare di Coldiretti Toscana, che raccoglie oltre 25 mila realtà e che da anni sollecita misure concrete contro i danni provocati dagli ungulati. In Italia, a differenza di alcuni altri Paesi europei, i cacciatori possono accedere anche a terreni privati per esercitare la caccia, salvo casi autorizzati di divieto (come esposto in trasformazioni temporanee o paesaggi protetti). Quella approvata è una svolta nell’approccio regionale: per la prima volta l’attenzione è focalizzata esplicitamente sull’interesse agricolo, con strumenti che darebbero agli operatori maggiori poteri di difesa, mantenendo comunque un equilibrio con le istanze venatorie e faunistiche.

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