Il fatto
Un lungo applauso ha accolto ieri (8 agosto 2025) la bara bianca di Simona Cinà, 20 anni, nella chiesa di Capaci. Il paese si è fermato: lutto cittadino e centinaia di persone attorno alla famiglia della giovane pallavolista, trovata morta sabato scorso sul fondo della piscina di una villa a Bagheria, durante una festa di laurea. L’autopsia ha confermato l’annegamento: acqua nei polmoni, nessun segno di violenza, fratture o problemi cardiaci. Eppure, atleta e nuotatrice esperta, Simona non sarebbe dovuta annegare in una piscina poco più grande di una vasca. Resta la domanda: cosa è successo quella notte?
Un piccolo segno sulla nuca potrebbe indicare una caduta. "Forse ha battuto la testa entrando in acqua e ha perso i sensi", ipotizza l’avvocato della famiglia. Ma i consulenti della Procura non sono convinti. Possibile un malore: alcol, o forse, inconsapevolmente, una sostanza stupefacente. In bikini, come è stata trovata, stava facendo il bagno; sarebbe svenuta e affogata in pochi minuti. A questo punto si attendono gli esami tossicologici, previsti tra 45 giorni. Intanto i carabinieri hanno sequestrato bottiglie, bicchieri, indumenti. Resta da chiarire come mai i familiari, arrivati all’alba, non abbiano notato tracce evidenti di alcol.
Al momento della tragedia, intorno alle 5, erano presenti una ventina di ragazzi: nessuno si sarebbe accorto di nulla. I due amici che avrebbero dovuto riaccompagnarla a casa dicono di averla persa di vista. C’è chi racconta di aver trovato il corpo sul fondo, nella zona meno illuminata; altri sostengono galleggiasse a faccia in su. Tentativi di rianimarla, poi l’arrivo del 118, ma era già troppo tardi. Le prossime settimane saranno decisive per sciogliere le incongruenze e ricostruire gli ultimi istanti di una vita spezzata. Capaci piange una promessa dello sport, strappata in circostanze ancora avvolte nel mistero.
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