Siena
C'è un giallo a Siena: la scomparsa della stazione ferroviaria amata da Filippo Tommaso Marinetti, il padre del Futurismo. Lo scalo senese è stato aperta al pubblico il 28 ottobre 1935 alla presenza del ministro Antonio Stefano Benni, delle autorità locali e dei vertici delle Ferrovie dello Stato. Tra i suoi estimatori più focosi c'era appunto l'eclettico artista, che era innamorato delle sue linee e dei materiali estremamente in linea con il credo futurista. Non perdeva occasione per tesserne le lodi.
Adesso di quell’opera non è rimasto molto. Dove c’erano le aiuole e lo spartitraffico ci sono le fontane che nel 2009 l’amministrazione comunale commissionò agli studenti dell’Istituto d’arte, sotto la cura e la supervisione di Fabio Mazzieri e Vita di Benedetto. Dovevano richiamare i colori delle Contrade, per dare un degno benvenuto a chi arriva nella città del Palio, ma ora hanno perso il colore, la luce, non c’è più l’acqua e ormai sono usate come enormi cestini della spazzatura.
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