Siena
Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena (dove già nel 2021, ha istituito i bagni inclusivi), ha annunciato che a marzo nel suo Ateneo verrà organizzato un corso di cultura queer, termine indica chiunque non voglia dare un nome alla propria identità di genere o al proprio orientamento sessuale, o più semplicemente preferisca non precisarla. "Sarà aperto a tutti e tutte”, ha specificato il Magnifico di piazzale Rosselli dal pulpito dell'aula magna Virginia Woolf.
Natascia Maesi, senese e presidente nazionale di Arcigay, commenta: “Gli siamo grati per aver fatto una scelta coraggiosa e necessaria nel riconoscere l’importanza dell’insegnamento di questa cultura quale parte integrante della formazione a cui ogni persona ha diritto. In un momento buio, in cui chi governa lo fa rafforzando privilegi e togliendo diritti, è un segnale forte di disobbedienza civile e di insubordinazione a chi non sempre ricorda che la Costituzione, all’articolo 33, sancisce che «l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento». Ma c’è di più. Montanari ha raccolto, con responsabilità e cura, la sfida educativa di sensibilizzare la popolazione sull’esistenza di soggettività «non previste», come le persone gay, lesbiche, bisessuali, trans e non binarie, intersessuali e asessuali, raccontando la storia di un movimento che sta cambiando il mondo attraverso la sua voce e le sue pratiche di esistenza e di resistenza. L’Università può e deve farsi comunità educante e, attraverso corsi come questo, assumersi la responsabilità di parlare di diritti, equità, giustizia sociale, lotta ai pregiudizi, contrasto alla violenza patriarcale. La cultura è la più efficace pratica di ribaltamento dei sistemi di oppressione, perché crea pensiero critico e parla la lingua dell’accoglienza. E' il salvavita delle nostre democrazie, che si basano sui diritti e non solo su valori come Dio, Patria e Famiglia”.
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