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Mps, procura al lavoro sulla vendita del 15%: ci sono degli indagati

I magistrati milanesi hanno rilevato anomalie nella cessione delle quote del Tesoro avvenuta a novembre

Aldo Tani

13 Giugno 2025, 08:28

Rocca Salimbeni Mps

Mps

Nel novembre 2024, il Ministero del Tesoro ha ceduto il 15% di Mps a quattro soggetti – Banco Bpm (5%), Caltagirone (3,5%), Delfin (3,5%) e Anima (3%) – attraverso una procedura lampo coordinata da Banca Akros. L’operazione, conclusa in appena nove minuti con quattro offerte identiche, è ora al centro di un’inchiesta della Procura di Milano, che ha già iscritto alcune persone nel registro degli indagati (modello 21) e ha disposto acquisizioni documentali presso Banca Akros, senza però ipotizzare reati specifici come aggiotaggio o ostacolo alla vigilanza.

L’attenzione degli inquirenti si concentra su una serie di peculiarità che hanno caratterizzato la vendita. La regia dell’operazione è stata affidata a Banca Akros, piccolo istituto senza precedenti esperienze nella gestione di cessioni di questa portata, che comportano anche il rischio di dover temporaneamente detenere le azioni invendute. A differenza delle precedenti privatizzazioni di quote Mps, che avevano coinvolto decine di investitori istituzionali, questa volta gli inviti sono stati limitati a soli quattro soggetti. Una scelta che, secondo alcuni osservatori, avrebbe favorito investitori già posizionati su altri grandi gruppi finanziari italiani, come Generali e Mediobanca, e tra loro legati da partecipazioni incrociate e interessi convergenti. La procedura Accelerated Book Building (Abb) non è una gara pubblica, ma una vendita riservata e rapidissima, senza obblighi di pubblicità. In questo caso, tutte le offerte sono arrivate in nove minuti, sollevando dubbi sulla reale concorrenzialità dell’operazione. L’anomalia più evidente: tutti e quattro gli invitati hanno offerto esattamente lo stesso premio, il 5% in più rispetto al valore di mercato delle azioni Mps. Una “sincronia” che ha evitato polemiche sulla (s)vendita di asset pubblici, ma che ha insospettito la magistratura per la sua perfetta uniformità e rapidità.

La Procura di Milano, insieme al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, indaga su possibili accordi tra gli investitori per esercitare un controllo di fatto su Mps, aggirando le regole sulla trasparenza e l’equilibrio del mercato. L’ipotesi è che possa essersi verificata un’azione di “concerto” non dichiarata, con possibili profili di reato legati all’aggiotaggio e all’ostacolo all’attività di vigilanza.

La vicenda si inserisce in un momento di grande fermento nel settore bancario italiano, con movimenti incrociati tra i principali gruppi finanziari e assicurativi. Il ruolo di Delfin e Caltagirone, già azionisti di peso in Mediobanca e Generali, potrebbe rafforzarsi ulteriormente grazie a questa operazione, alimentando tensioni e rivalità tra i grandi player del sistema.

UniCredit, chiamata in causa per un presunto esposto, ha smentito qualsiasi segnalazione alla Procura di Milano.

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