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Siena

Lojudice: "In Terra Santa le persone ci hanno chiesto: non lasciateci soli. I tiranni non durano in eterno"

Il cardinale, rientrato in Italia, ha festeggiato i sei anni dall'arrivo a Siena in occasione della mostra su San Bernardino. "Anni intensi"

Claudio Coli

17 Giugno 2025, 06:06

cardinale Lojudice
“In Terra Santa ce la siamo cavata e siamo stati coccolati e tutelati: il problema è quello che resta lì, il dramma. Le persone che abbiamo incontrato ci hanno chiesto: non lasciateci soli. Così non si può andare avanti, è autodistruzione”. Il cardinale Augusto Paolo Lojudice racconta con queste parole l’esperienza vissuta a Gerusalemme dove si è recato in pellegrinaggio con i vescovi toscani, per portare solidarietà e un contributo economico raccolto tra le varie diocesi, e donato ad ospedali e case-famiglia. Purtroppo l’escalation militare tra Israele e Iran ha rischiato di bloccare il gruppo nella zona di guerra, con i relativi pericoli, ma per fortuna c’è stata la possibilità di tornare in Italia partendo dalla Giordania.
Una disavventura che non ha lasciato indifferente l’arcivescovo di Siena, il quale oggi incontrerà Papa Leone XIV e non mancherà di riportare quanto affrontato. "È stata una bella esperienza in un clima familiare, salvo l’epilogo che non ci aspettavamo per le persone del luogo – ha raccontato – e che distoglie l’attenzione da una terra dove accadono omicidi, eccidi e infanticidi. Siamo andati per entrare in contatto con quella realtà, le persone che abbiamo incontrato ci hanno detto: non lasciateci soli”.  
Per fortuna il rientro è stato in sicurezza, ma resta l’amarezza per quanto accade: “Noi ce la siamo cavata, venivano coccolati, abbiamo sentito un grande senso di tutela, tutti erano a nostra disposizione per farci tornare – sottolinea Lojudice - il problema è quello che resta, i drammi, viene lo sconforto ma dobbiamo resistere e trovare il conforto nella speranza per portare avanti un impegno di umanità, per guardare al futuro”. Lojudice non si esime da una riflessione più ampia e generale sulla guerra: “Da secoli la denuncia è la stessa, la civiltà va avanti con la tecnologia ma l’uomo continua a farsi la guerra, denaro e potere sono alleate per la distruzione dell’essere umano. Ma la storia ci ha insegnato che i tiranni prima o poi cadono, nessuno dura in eterno” ammonisce. 
Ieri il cardinale, che festeggiava i sei anni dal suo arrivo a Siena come arcivescovo, ha presenziato all’inaugurazione della mostra “Nel Suo nome: San Bernardino da Siena. Annunciatore e testimone della Carità”, che allestita al Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Siena, propone un percorso approfondito e originale sulla figura di San Bernardino da Siena, uno dei santi più significativi della tradizione francescana. “Sono sei anni, ma sembrano un giorno – ha commentato - un’esperienza che si rinnova, sono stati anni intensi”. L’opera inedita che spicca nella mostra è un prezioso crocifisso ligneo recentemente restaurato e attribuito ad Alberto di Betto d’Assisi (documentato a Milano nel 1414 e a Siena nel 1421), scultore itinerante vicino ai canoni del Gotico internazionale. Il crocifisso in mostra, secondo la tradizione, sarebbe quello utilizzato da San Bernardino durante le sue prediche.
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