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Ha perso un orecchio per una lite: "Ora vivo nella paura”

La testimonianza della giovane aggredita davanti al Circolo Arci di Rosia: "La violenza mi ha cambiato la vita. Ora penso solo a proteggere la mia famiglia"

Andrea Bianchi Sugarelli

30 Giugno 2025, 07:12

arci rosia

Il luogo dove è avvenuta l'aggressione

Dopo la violenta aggressione avvenuta quasi due settimane fa nei pressi del Circolo Arci di Rosia, abbiamo incontrato la ragazza rimasta gravemente ferita. Durante una lite con un’altra donna, sudamericana, ha subito il distacco di un orecchio a morsi. Ancora scossa per quanto accaduto e dopo le prime cure che hanno evitato gravi conseguenze, ci racconta come sta affrontando le conseguenze fisiche e psicologiche e descrive i momenti di paura vissuti quella notte.

Intanto, come si sente oggi, sia dal punto di vista fisico che emotivo?

"Fisicamente sto un po’ meglio, anche se il percorso di guarigione sarà lungo. Dal punto di vista emotivo, però, è davvero difficile accettare quello che è successo. Non avere più un orecchio e dover affrontare le conseguenze di un’aggressione così violenta è un peso enorme".

Quali sono state le conseguenze dell’aggressione, sia sul corpo che nella sua vita quotidiana?

"Le conseguenze sono state pesantissime, sia fisicamente che moralmente. Oltre alla ferita in sé, chi mi ha aggredita ha nascosto in tasca l’orecchio, rifiutandosi di consegnarlo ai medici. Solo dopo due ore i carabinieri sono riusciti a recuperarlo, ma ormai era troppo tardi. I medici sono riusciti a salvare solo un piccolo pezzo di lobo, il resto è andato perso. Oggi mi sento deturpata, e mai avrei pensato di dover affrontare una cosa simile".

Cosa le hanno detto i medici riguardo al percorso di guarigione e alle possibili ricostruzioni?

"Mi hanno spiegato che ci vorrà molto tempo. L’orecchio, quando è arrivato in ospedale, era già compromesso. Venerdì ho tolto i punti e ho finito la terapia antibiotica per prevenire infezioni. Adesso dovrò aspettare almeno altri quattro mesi perché la ferita sia completamente guarita. Solo dopo potrò iniziare il percorso di ricostruzione con un chirurgo plastico. Mi aspettano almeno quattro interventi: dovranno prelevare cartilagine dallo stomaco e pelle da altre parti del corpo per ricostruire l’orecchio".

Come sono andate le cose quella notte? C’erano stati in passato attriti con questa persona?

"In realtà no, la conoscevo da circa dodici anni e non avevamo mai avuto problemi o discussioni serie. Quella sera, però, lei era visibilmente alterata. È bastato un pretesto insignificante per scatenare la sua aggressività".

Cosa ricorda di quei momenti così drammatici?

"Era notte, mi trovavo vicino al Circolo Arci di Rosia. Lei era dall’altra parte della strada, nei pressi della caserma dei carabinieri. Appena mi ha vista, ha attraversato la strada e si è avvicinata, molto agitata. Mi sono subito sentita a disagio. Ha iniziato a discutere, ad avvicinarsi al mio volto. D’istinto mi sono portata le mani davanti al viso e in quel momento mi ha morso una mano e poi un dito, ferendomi gravemente. Spaventata, sono corsa verso la caserma per cercare aiuto, ma non c’era nessuno. Lì ho commesso un errore, dovevo rimanere vicino al Circolo. Lei mi ha così rincorsa, mi ha colpita alla gola con una mossa di arti marziali, sono caduta a terra e mi è salita sopra. Ho provato a proteggermi il viso e la gola con le mani e proprio in quel momento mi ha morso l’orecchio. Ho sentito un dolore tremendo. Quando mi sono girata, l’ho vista con la bocca sporca di sangue e il mio orecchio tra le mani, che poi si è messa in tasca. Mi ha urlato: “Ti ammazzerò in nome di Yeshua”. Solo grazie all’intervento di alcune persone sono riuscita a salvarmi: poteva andarmi anche peggio".

Come sta vivendo oggi questa situazione? Ha paura?

"La paura è tanta, dire che sono spaventata è poco. Sono terrorizzata. Non lascio più mio figlio andare da solo al campo sportivo e altre mamme della zona si sentono come me. Prima lasciavo spesso la porta aperta, ora la tengo sempre chiusa per paura che possa succedere ancora qualcosa. Abbiamo anche iniziato a pensare di installare delle telecamere all’ingresso di casa, per sentirci più sicuri".

Ha sentito il sostegno delle persone che vivono nel suo paese?

"Assolutamente sì, e questo mi ha aiutato molto. Ho ricevuto tanta solidarietà, non solo da Rosia, ma anche dai paesi vicini come Sovicille e San Rocco. Sono stati tutti molto affettuosi e presenti, e questo mi ha dato conforto".

Cosa si augura per il futuro, sia per lei che per la sua famiglia?

"Mi auguro innanzitutto di riuscire a superare questa esperienza, sia fisicamente che psicologicamente. Spero di poter tornare a una vita normale, senza paura, insieme ai miei figli e alle persone che amo".

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