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Il caso

Autovelox sulla Siena-Grosseto, il giudice annulla la multa per eccesso di velocità: "Irregolare". Cosa è successo, la spiegazione

La decisione del giudice di pace di Grosseto potrebbe far scuola

Caterina Iannaci

22 Luglio 2025, 20:27

Siena-Grosseto

Due Mari, giudice di pace dà ragione a un automobilista

Un’importante sentenza del giudice di pace di Grosseto potrebbe far scuola: come riporta MaremmaOggi è stato infatti annullato un verbale emesso grazie all’autovelox installato dal Comune di Campagnatico sulla Siena-Grosseto, con motivazioni che potrebbero aprire la strada a molti altri ricorsi simili.

Il ricorso era stato presentato dall’avvocato Walter Delfino, già commissario di polizia, a nome di una donna multata per aver superato di 29km/h il limite consentito (rilevazione a 119km/h su un tratto in cui il limite è 90km/h). La multa prevedeva 193 euro di sanzione (ridotta a 141 euro in caso di pagamento entro 5 giorni) e 3 punti sulla patente.

Il giudice Raffaele Basile ha accolto il ricorso perché l’apparecchio impiegato non risulta omologato, anche se la polizia municipale nel verbale dichiarava il contrario. Il tema dell’omologazione è ormai centrale, dato che le ultime sentenze ribadiscono come gli autovelox debbano essere non solo approvati, ma anche omologati: ad oggi, tuttavia, nessun autovelox in Italia può essere definito omologato, mancando il necessario decreto ministeriale.

Ulteriore elemento di illegittimità riguarda la posizione dell’autovelox sulla Grosseto-Siena: dal verbale della polizia municipale risulta che l’apparecchio era installato al km 13,800, mentre il cartello con il nuovo limite (90km/h, da 110km/h precedenti) si trova al km 12,900, pari a una distanza di soli 900m. Il decreto Salvini impone invece almeno 1km tra segnale e dispositivo.

Nonostante l’assenza di omologazione e la consapevolezza diffusa dell’illegittimità dell’uso degli autovelox in queste condizioni, Campagnatico avrebbe continuato a impiegare il dispositivo sulle proprie strade, mentre altri Comuni hanno sospeso le installazioni in attesa di chiarimenti normativi.

Un’altra questione spinosa sollevata dall’avvocato Delfino riguarda la norma che impedisce il ricorso dopo il pagamento della multa in forma ridotta (entro 5 giorni). Secondo il difensore, questa prassi contrasta con l’art. 24 della Costituzione, negando il diritto fondamentale alla difesa. La questione potrebbe arrivare fino alla Corte costituzionale.

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