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SIENA

La testimonianza di Aya, in fuga dall’inferno

La ricercatrice arrivata da Gaza: “Insistiamo sul Diritto internazionale per avere ciò che ci spetta”

Mariella Baccheschi

26 Luglio 2025, 05:56

Aya Ashour

La ricercatrice palestinese di Unistrasi

La giovane palestinese ventiquattrenne Aya Ashour, a Siena dal mese di giugno dove frequenta la Università per Stranieri, ha portato la sua testimonianza su La 7, narrando i disagi e gli orrori di vivere nella striscia di Gaza, dove ha lasciato la sua famiglia.

Già prima del 7 ottobre 2023 e degli inizi della guerra aveva programmato di venire a studiare a Siena presso la Unistrasi e si diceva che prima o poi ce l’avrebbe fatta, è la prima volta che lascia la striscia di Gaza, la cui tragedia descrive con grande dignità. Ha nostalgia del mare, “unico posto - dice - che dà un senso di umanità”.

È da tempo che si stava preparando per venire in Italia e oggi è qui come ricercatrice. “Lavoro su una ricerca sul trauma e sul danno al popolo palestinese, per una prospettiva di genere”. Qui in Italia si trova bene e rimane affascinata dai tanti frutti, che si possono trovare, come le ciliegie. Ma lei mangia a fatica.

“Dopo il 7 ottobre ho visto tante prime volte della mia vita. Come lasciare casa, dormire in terra, la scuola bombardata, il fratello ferito alla testa. Se non hai un posto dove tornare, non sei più niente in questo mondo”. Quando per telefono sente la famiglia, ha la conferma che sono ancora vivi, ma sa anche che non hanno il cibo. Qui c’è di tutto, io vorrei mangiare, ma non riesco”. E, infine, dice di studiare Diritto Internazionale, che, sebbene - ha precisato - sembri non proteggere le persone che subiscono un genocidio, “resta pur sempre l’unico strumento per i palestinesi per essere riconosciuti e noi dobbiamo continuare su questa strada per ottenere prima o poi i diritti che ci spettano”.

Come quello di studiare. In questa direzione va l’appello che il rettore Roberto Di Pietra ha voluto rivolgere a istituzioni e corpi diplomatici “di trovare una modalità di ottenimento del visto e una possibilità di far partire e mettere in salvo questi studenti (tre borsisti, ndr). Desideriamo che facciano il loro percorso di studi a Siena ma, soprattutto, vogliamo portarli fuori da quell’inferno”.

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