L'intervista
Sharif Hamad
Da sette anni a Siena, il palestinese Sharif Hamad vive ormai un incubo giornaliero e uno stato di apprensione costante per le sorti del suo popolo e per il destino dei familiari che vivono nella striscia di Gaza: il padre è morto a luglio per carenza di farmaci, la madre e i circa quaranta nipoti corrono il rischio di perdere la vita da un momento all’altro. Ma la mobilitazione italiana, e senese, gli dà una grande forza per andare avanti e sperare. “Vivo da due anni col cuore in gola ma sorrido sempre e affronto il momento con lucidità – racconta a margine del comizio andato in scena ieri mattina alla Lizza – sapendo che l’occupazione prima o poi finirà. Vedendo il movimento italiano così sensibile alla causa, sia politica che umanitaria, accanto a un popolo oppresso, possiamo sognare un mondo migliore” confida con grande fiducia.
Sharif proviene da Beit Hanun, città rasa al suolo e triste simbolo della devastazione subita dalla Palestina, tanto che il primo ministro di Israele Netanyahu la utilizza come monito per spaventare i suoi nemici. “Oggi posso finalmente piangere, dal 7 ottobre 2023 in poi non ne avevo il lusso – evidenzia – a noi palestinesi manca il poter piangere. Tutta questa vicinanza – continua – è un regalo immenso, ora sorrido pensando a una Palestina libera, senza occupazione, il momento si avvicina più di quanto possiamo immaginare. Davanti a un progetto di disumanizzazione noi restiamo umani, questa è l’arma più forte – conclude. – Per oltre un secolo abbiamo mantenuto la memoria della Palestina storica e la manterremo anche della Gaza che conosciamo”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy