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L'intervento

Mister Luciano Spalletti sulla tragedia di Rieti: "Una società che usa la violenza non ha futuro"

L' ex ct della Nazionale, ha commentato i gravi fatti durante la presentazione della “Coppa della Pace”

Claudio Coli

21 Ottobre 2025, 13:42

Luciano Spalletti

Mister Luciano Spalletti

«La tragedia di Rieti? Una società che usa la violenza non ha futuro». Luciano Spalletti, ex ct della Nazionale Italiana di Calcio e già mister di Udinese, Napoli, Roma e Inter, ha commentato così il dramma che ha visto vittima l’autista Raffaele Marianella, colpito a morte da un sasso durante una sassaiola da parte di alcuni ultras (tre soggetti sono stati identificati ed arrestati dalle forze dell’ordine).

Spalletti era presente oggi a Siena, nella sede di Confindustria Sud, per la conferenza stampa di presentazione del Torneo “Coppa della Pace”, sport in onore di Maria, promosso dall’Associazione Le Scintille di Maria – Odv in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano (CSI), di cui il trainer di Certaldo è appassionato sostenitore, insieme ad altri personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Un evento che mescola fede, condivisione e sport sano, tutti valori ben lontani dalle degenerazioni che portano a episodi così gravi e allarmanti come quello avvenuto a Rieti.

«Lo sport non è solo attività fisica, ma una fucina di altre sensazioni. L’avversario non è mai un nemico, queste cose non devono succedere, una società che usa la violenza non ha futuro, dove c’è violenza non c’è futuro». Spalletti ha celebrato la bellezza del calcio che nasce negli oratori e nelle strade, rimarcando che da certe azioni «bisogna prendere le distanze».

«Queste persone creeranno problemi ai loro figli». Il mister ha poi ricordato i suoi umili inizi che lo hanno portato a scalare tutte le categorie fino a raggiungere il top: «Mi è mancata solo la prima categoria da calciatore e allenatore, vengo dalle case popolari nella zona di Avane a Empoli. Ho avuto la fortuna di essere bravino e di essere chiamato dalle giovanili della Fiorentina, poi sono finito nei dilettanti. Da ragazzo preferivo giocare nella squadra più debole, ero più stimolato a trovare delle soluzioni per aiutare i compagni».

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