Il caso
corteo dei lavoratori Beko
La certezza è che un terzo della forza lavoro di Beko, lascerà lo stabilimento di viale Toselli entro il 30 novembre. Un centinaio di persone ha già accettato l’incentivo all’esodo per uscire dall’azienda e da qui un mese questa schiera si potrebbe anche ingrossare. Quasi un sollievo per chi si troverà a prendere le redini del sito, meno per chi dovrà portare avanti la vertenza. In ogni caso il 30 ottobre è in programma il faccia a faccia che si doveva tenere due giorni fa. Servirà per fare un punto sul personale, ma soprattutto per capire il grado di avanzamento del processo di reindustrializzazione. Tre manifestazioni di interesse sarebbero state messe per iscritto, ma solo l’advisor Sernet potrà chiarire i contorni di questo passaggio. Sarà poi presa in esame la rimozione dei macchinari di proprietà di Beko dalla fabbrica.
Il paradosso di questa situazione è che il gruppo turco ha deciso di inviare degli operai da Varese a Siena per chiudere le produzioni. Annuncio fatto dal segretario della Uilm Massimo Martini: “Al momento sono tre, ma dovrebbero arrivare una decina. È una situazione alla quale non avremmo voluto arrivare, ma l’azienda non ha avuto alternative per concludere la produzione”.
In mezzo a un cielo piuttosto fosco, a rappresentare qualche sporadico raggio di sole sono i passi avanti sul fronte della società che si farà carico dello stabilimento. Il nome scelto è Invisiena, dalla crasi dei due soggetti che ne fatto parte: Invitalia per l’80% e il Comune di Siena per il 20%.
“Per quanto riguarda l’emergenza Beko, ho avuto modo di confrontarmi con l’onorevole Michelotti - ha affermato Martini -. Da quanto ho capito, il Comune ha effettivamente costituito questa società che dovrebbe farsi carico dell’immobile e avviare così le procedure per la sua bonifica. Restano però da chiarire alcuni passaggi propedeutici, sui quali intendiamo approfondire con il vicesindaco”.
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