Le dichiarazioni
Parisi all'apertura dell'Anno Accademico dell'Università di Siena
“Per governare l’intelligenza artificiale, che in sé non è né un bene né un male, serve un centro di ricerca europeo. Non possiamo lasciare questo tema alle big tech. La questione è mettere delle regole”. È chiaro il pensiero, e il messaggio, del Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, ieri a Siena in occasione dell’inaugurazione del 785esimo anno accademico. Il titolo della Lectio del professore è stato “Intelligenza artificiale, ricerca e applicazioni”, e proprio su questo attualissimo tema si è concentrata l’attenzione. “Il problema - ha detto il Nobel - è come viene utilizzata. Mi chiedete se può creare dei problemi nell’apprendimento dei giovani? Questo dipende anche da come funziona e si comporta il sistema scolastico”.
Parisi fa l’esempio nel navigatore, uno strumento ormai presente in tutte le automobili e negli smartphone: “Un tempo - dice - quando si doveva fare uno spostamento si guardava una mappa e si studiava il percorso da compiere. Poi sono arrivati i navigatori, e si può pensare che la capacità mentale di studiare e di ricordare una mappa sia andata persa. Ma possiamo ritenere che fosse meglio prima? Ora, grazie al navigatore, possiamo dedicarci anche ad altro, tanto abbiamo il navigatore che ci dice la strada da fare. Ecco, voglio dire che l’intelligenza artificiale può essere un validissimo strumento, ma non deve essere un supporto per non pensare. A volte può anche fornire informazioni non corrette o fare confusione. E si pensi ai pericoli che può creare al sistema dell’informazione e della comunicazione, dato che fornisce notizie al posto di giornali e mass media”.
E ancora il premio Nobel: “Gli ultimi modelli hanno avuto un successo straordinario e fanno cose incredibili e utilissime. Sono in grado di fare una specie di ragionamento, ovvero di spiegare i vari passaggi che vengono eseguiti, tuttavia non hanno al loro interno una visione, un modello del mondo. Questi modelli sono, in qualche modo, dei parolai: conoscono solo il mondo delle parole, ma non hanno un corpo e quindi non hanno una percezione del reale: sono disincarnati, desomatizzati, la loro conoscenza è puramente sintattico-semantica, non ontologica”.
Stimolato sul tema, anche il rettore dell’ateneo senese Roberto Di Pietra ha parlato di IA, e ha utilizzato la metafora del coltello: “Può essere una cosa buona, ma va utilizzata nel modo giusto. L’intelligenza artificiale va utilizzata con spirito critico, e non fidandosi ciecamente”. Nelle parole del rettore anche un’idea del futuro dell’ateneo: “Questo è un momento di riprogettazione dell’università per riuscire ad affrontare le sfide del futuro. Dobbiamo riflettere come fare da un punto di vista organizzativo, amministrativo e di offerta formativa. La prospettiva futura delle Università deve ‘immaginare’ un futuro pieno di incognite e di ostacoli da superare attraverso una capacità che è quella di reinventarsi mantenendo la loro identità. Le Università devono essere, allo stesso tempo, resistenti e mutevoli”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy