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Siena

Palio di Siena, com'è nata la presentazione del drappellone: la prima volta fu nel luglio 1981

L’innovazione si deve al sindaco Mauro Barni. Dal luglio 1985 nel Cortile del Podestà

26 Giugno 2025, 16:14

presentazione del drappellone

Uno dei momenti più suggestivi e, senza alcun dubbio, tra i più sentiti dei giorni di Palio – seppur distanziato dai canonici “quattro giorni” (29 giugno-2 luglio; 13-16 agosto) – è la pubblica presentazione del drappellone che si svolge all’interno del Cortile del Podestà (altrimenti chiamato Entrone), generalmente il 26 giugno per il Palio di Provenzano, mentre il 10 agosto per quello dell’Assunta.

Su di un palco rialzato posto in fondo al detto Cortile per primo prende la parola il Sindaco in carica, che fa, per così dire, gli onori di casa, salutando le autorità intervenute ed i numerosi presenti, tenendo un discorso neutro, magari benaugurante e molto spesso sconfinando in una prima, sintetica (e non dovuta!) ‘lettura’ del drappo di seta dipinta. Ma la presentazione vera e propria del ‘manufatto artistico’ spetta ad una figura, solitamente individuata dall’artista incaricato di dipingerlo o, in alternativa, dal Comune di Siena (che di ogni Palio – ricordiamolo – è l’organizzatore).

Negli anni (la tabella di tutte le presentazioni è consultabile sul sito ilpalio.org) hanno presentato il “cencio” rinomati critici, storici dell’arte o studiosi, giornalisti o scrittori, persino agenti e galleristi, alcune volte altri artisti, magari già autori di palio oppure figure poi coinvolte, esse stesse, per un analogo prodotto in tempi successivi. Ma non sempre è stato così.
Infatti, a lungo il drappellone fu realizzato da maestranze locali, in sostanza da bravi artigiani che ripetevano stili o raffigurazioni imposte dalla tradizione; poi fu la volta dei pittori locali, formatisi soprattutto nel locale Istituto d’arte, ma ad un certo punto – il professor Enrico Crispolti, eminente storico e critico d’arte contemporanea, parla di una «riforma», a partire proprio da quello per il Palio straordinario del 21 settembre 1969 (opera di Mario Bucci detto “Marte”) – il pallium diventa una vera e propria “opera d’arte” contemporanea e l’Amministrazione comunale decide di affidarne la pittura ad importanti nomi a livello nazionale o internazionale, ad artisti affermati e di chiara fama, spesso alternandoli a nomi senesi o, comunque, gravitanti nel territorio (questi, generalmente destinati alla realizzazione del premio per il Palio di luglio, secondo la consuetudine, non esplicitata nel “Regolamento per il Palio”).

Quindi, fino alla “riforma”, ma anche oltre, il drappellone non veniva presentato e una volta consegnato dall’autore al Comune era conservato nell’ufficio del Sindaco, pertanto in pochi potevano vederlo o ammirarlo.
La prima presentazione al pubblico, seppur dinanzi ad un pubblico ristretto (familiari e qualche amico dell’artista, oltre al Sindaco, ad alcuni membri di Giunta, a taluni dipendenti del Comune e a poche persone più), fu quella del “cencio” del senese Mario Ghezzi per il Palio del 2 luglio 1981: era il 25 giugno e Ghezzi in persona (competente medico per professione, assai prolifico pittore per passione) presentò se stesso e la sua opera (risultata vincitrice dell’apposito Concorso riservato a pittori senesi), all’interno della Sala delle Lupe di Palazzo Pubblico. Con l’occasione – è scritto nel resoconto di Serafina Baglioni per «La Nazione» del 27 giugno – furono presentati anche il masgalano, opera dello scultore Bruno Buracchini, e le monete d’argento (repliche esatte) della Repubblica di Siena destinate alla Contrada vincitrice. Una cerimonia molto intima e snella, senza tanti fronzoli.

Prima di questa innovazione, senz’altro la “stampa” locale veniva convocata, opportunamente informata e riceveva foto del palio, da pubblicare sui quotidiani cittadini. Ed i contradaioli potevano vedere il tanto desiderato “premio” in occasione delle singole prove – in quanto issato sulla colonna annessa al portale d’ingresso del Comune (civico n.1) – o nel momento della processione verso la Collegiata di Santa Maria in Provenzano (1 luglio) o verso il Duomo (14 agosto), in vista della benedizione da parte dell’Arcivescovo di Siena (dopo questo rito il palio rimane esposto laddove si è svolto, sostanzialmente fino all’inizio della costituzione del Corteo storico).

Come ricorda Sergio Profeti in uno de “Gli opuscoletti di Sunto” (dal titolo: “La presentazione del drappellone al popolo delle Contrade”, Ed. Sunto, agosto 2004) l’«idea di effettuare una cerimonia specifica, da inserire come una tappa d’obbligo per l’organizzazione paliesca, nella quale presentare il drappellone al popolo delle Contrade e a tutte le autorità venne in mente al Sindaco Mauro Barni, dietro suggerimento di Marcello Salerni (storico addetto alla Segreteria del Sindaco, ndr)» (cfr. pp.1-2), cogliendo l’occasione di un altro “evento”: l’allora tanto atteso, ultimo Rinnovo dei costumi (1981).

Per alcuni anni, dunque, si è svolta nella Sala delle Lupe, presto rivelatasi troppo piccola, nonostante la sua nota ampiezza. Di conseguenza, il 10 agosto 1984 (palio di Bruno Caruso) la presentazione si sarebbe dovuta svolgere per la prima volta nell’Entrone, ma l’abbondante pioggia costrinse all’ultimo a spostarla, di nuovo, nell’attigua Sala delle Lupe; sempre a causa della pioggia, anche nel giugno 1988 si ricorda un analogo spostamento, mentre ad agosto 2002 – ricordo bene perché ero presente – fu aperto il Teatro dei Rinnovati, per via di un violento e improvviso nubifragio e perché il pittore era l’arcinoto Fernando Botero e si prevedeva una folla di contradaioli abbondante proprio come le sue figure.

Dunque, il primo drappellone ad essere presentato nel Cortile del Podestà fu quello di Fabio Mazzieri per il Palio del 2 luglio 1985: la presentazione fu affidata al già rammentato professor Crispolti, un esterno, o per meglio dire un “addetto ai lavori”, che parlò “a braccio”. In precedenza, invece, i relatori erano stati, sotto la Giunta Barni, Aldo Cairola – al tempo, Direttore del Museo Civico – e, con Vittorio Mazzoni della Stella come primo cittadino, Roberto Barzanti – di nuovo Vice Sindaco – . La maggior parte dei presentatori, ormai da diversi anni, consegna all’Ufficio stampa comunale un testo critico-analitico scritto (finalizzato a presentare l’artista, a contestualizzarlo e a spiegare in dettaglio l’opera), che poi viene diramato agli organismi di informazione.

Alla prima visione della seta dipinta possono seguire fragorosi applausi o sonori fischi, una tiepida accoglienza o addirittura l’indifferenza più totale. La presentazione del pallium ai contradaioli è il momento in cui quasi tutti i presenti si sentono in diritto di commentare ciò che vedono, di motivare il loro ‘mi piace’ o ‘non mi piace’ (o ‘mi garba’ / ‘non mi garba’ detto alla senese maniera): commenti in presa diretta, giudizi talvolta severi, ricerca di simboli propiziatori e analisi del linguaggio dei “segni” nel drappellone. A quasi nessuno, in realtà, interessa ciò che sta pronunciando il relatore di turno – parlo per esperienza personale, avendo avuto l’onore di presentare il “cencio” di Massimo Stecchi (luglio 2019) – , si viene infatti a creare un brusio davvero fastidioso e chi presenta, con dotte considerazioni critiche, è costretto a tenere una tonalità di voce elevata e a scandire bene le parole per tentare di farsi sentire dal pubblico assiepato dall’altra parte del tavolo.

Profeti, meritoriamente (uno dei tanti meriti che Sergio ha, per la sua instancabile opera di studioso e divulgatore di storia paliesca), aveva fornito, in appendice, una tabella coi nominativi dei pittori di palio, dal luglio 1981 (Mario Ghezzi) all’agosto 2004 (Igor Mitoraj), e, a fianco di ciascuno, il nome del curatore della presentazione e la data di svolgimento della cerimonia. E’ bene puntualizzare che il drappellone è, di fatto, un’opera “pubblica”, in quanto viene commissionata formalmente dall’Amministrazione comunale di Siena e ad essa viene consegnata una volta portata a termine. Durante tutte le fasi della lavorazione (pittura, allestimento-rifiniture da parte delle sarte, fotografia ufficiale di rito) nulla deve trapelare per non guastare l’effetto-sorpresa durante il disvelamento nell’Entrone; in quell’occasione il palio viene presentato ad un’intera città e, tramite media e social, al mondo intero. Solo dopo la Carriera, come segno di avvenuta vittoria, apparterrà alla Contrada arrivata prima al bandierino, dunque ad un intero popolo festante, che dapprima, per giorni e giorni, lo porterà in trionfo per le vie cittadine, o a giro come un “cittino” neo-nato, e poi lo musealizzerà nella cosiddetta Sala delle Vittorie.

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