Siena
“Il Palio di Siena è una vergogna nazionale, simbolo dello sfruttamento, umiliazione e sopraffazione di centinaia di cavalli, molti purtroppo morti tra atroci sofferenze nella maledetta piazza dove si consuma ogni anno questo evento indegno. Questa vergogna prima o poi finirà”. Sono le dichiarazioni choc, pubblicate sui suoi canali social e confermate durante una diretta Facebook da Enrico Rizzi – animalista di fama nazionale, seguito sulle piattaforme online da centinaia di migliaia di persone – che ha rilanciato il suo nuovo attacco contro la secolare Festa senese e la città. L’occasione, questa volta, è stata la querela per diffamazione aggravata che cinque ex fantini del Palio hanno presentato contro di lui dopo le pesanti accuse pronunciate durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” in onda il 27 giugno 2025.
La scelta di ricorrere alla magistratura, rilanciata anche dal Corriere di Siena e subito ripresa dallo stesso Rizzi, ha scatenato una nuova ondata di reazioni. Il post dell’animalista, che ironizza persino sulla notizia della querela (“È probabile che per la paura questa notte io non riesca a prender sonno”), ha raccolto centinaia di commenti. Tra messaggi di solidarietà e condivisioni, spiccano però anche offese e frasi inqualificabili indirizzate non solo agli ex fantini, ma alla comunità senese e alla sua tradizione. L’effetto amplificatore dei social sta trasformando la discussione in un’arena digitale dove il confine tra critica e insulto si fa sempre più labile. Sotto accusa finiscono i fantini, ma anche tutto ciò che ruota intorno al Palio, con epiteti che feriscono profondamente la città, le contrade e le istituzioni. Sorprende, tra le tante voci, anche un commento aspro di una cittadina di Siena.
Ma cosa ha scatenato la denuncia? Durante “La Zanzara” - trasmissione cult di Radio 24 condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, quest’ultimo molto legato a Siena - Rizzi aveva etichettato i fantini come “assassini”, accusandoli di “mandare gli animali a morire” e di “massacrare i cavalli”. Parole che, secondo Andrea Degortes (Aceto), Silvano Vigni (Bastiano), Giuseppe Pes (Il Pesse), Salvatore Ladu (Cianchino) e Francesco Ticci (Tredici), hanno oltrepassato la soglia della libertà di opinione, trasformandosi in diffamazione vera e propria. “Chi conosce le nostre scuderie sa bene che i cavalli sono parte della nostra vita”, hanno scritto i fantini nella querela, sottolineando la cura, la dedizione e l’amore con cui lavorano ogni giorno accanto agli animali. “Senza di loro, il Palio non avrebbe senso. Sono curati, allenati con rispetto e protetti da regole rigidissime”.
La replica di Rizzi non si è fatta attendere: di fronte alla notizia della querela, l’animalista ha ribadito con forza tutte le sue posizioni, senza arretrare di un passo. Sui suoi profili ha rilanciato le accuse, dichiarando che “chi pensa di poter utilizzare gli animali per i propri divertimenti, dovrà pensare ad altro. È solo questione di tempo”. Un’escalation che, invece di fermare lo scontro, lo alimenta.
L’avvocato Roberto Martini, che difende gli ex fantini, sottolinea la gravità di affermazioni che, a suo giudizio, minano la dignità personale e la reputazione professionale di chi da anni dedica la vita agli animali e alla Festa. Ora la parola passa alla magistratura, chiamata a stabilire se quella di Rizzi sia una legittima critica o diffamazione aggravata. Per Siena, la corsa questa volta si gioca fuori da Piazza del Campo: tra social, tribunali e opinione pubblica. E non è da escludere che contro Rizzi adesso si muovano anche il Comune di Siena e il Magistrato delle contrade.
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