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Siena

Siena incalza la Sardegna per gli anglo-arabi

La vittoria di Mirò accende i riflettori sugli allevamenti senesi sempre più protagonisti. Simone Pacchierotti: “Realtà che va valorizzata”. L'intervista

Andrea Bianchi Sugarelli

19 Giugno 2025, 17:01

Pacchierotti e Bruni

Pacchierotti con l’allenatore Bruni

Lontano dai riflettori e dalla grande stampa, Simone Pacchierotti ha realizzato il suo sogno: un allevamento di cavalli anglo-arabi cresciuto nel tempo, che oggi è motivo di orgoglio e soddisfazione. Dopo Massimo Meridio, ora è il turno di Mirò. Entrambi nati e cresciuti a Siena, sono due campioni dell'allevamento Pacchierotti: Massimo Meridio, figlio di Frac di Montalbo, ha vinto il 97° Derby Sardo all’ippodromo di Chilivani con i colori di una scuderia sarda; Mirò, tre anni, figlio di Bomario Da Clodia e della fattrice Osala, è il cavallo del momento, con tre vittorie su tre corse, l’ultima al Gran Premio della Confederazione dell’Anglo Arabo, sempre a Chilivani e montato da Francesco Dettori. Pacchierotti, insieme alla moglie Valentina Pelosi e a dieci amici, tutti senesi e contradaioli, si gode il successo di Mirò, in attesa del Derby Italiano degli Anglo-Arabi, in programma a settembre.

Dallo scorso aprile, Pacchierotti è anche presidente dell’Associazione Anglo Arabo Corse e lavora ogni giorno all’organizzazione della nuova edizione della Rassegna dei Puledri Anglo Arabi, che si terrà a ottobre con molte novità.

Pacchierotti, partiamo dalla grande soddisfazione: la vittoria di Mirò a Chilivani nel Gran Premio della Confederazione dell’Anglo Arabo. Che emozione è stata?

"Davvero una grandissima soddisfazione, soprattutto perché da alcuni anni sto cercando di promuovere personalmente anche l’allevamento. Mi sembra che sia ripartito un movimento importante. Credo che in Italia, ormai, siamo secondi solo alla Sardegna: questo va sottolineato perché il lavoro dell’allevamento non solo è importante per il settore, ma si riflette anche sull’agricoltura e su tante professionalità come veterinari, maniscalchi e altri operatori. Per me, vedere nascere, crescere e correre un puledro dà una soddisfazione unica, molto più grande che comprarli già formati".

Massimo Meridio è un’altra grande soddisfazione…

"Grandissima. Si è anche piazzato terzo nel Grand prix de l’Agricolture in Francia a Tarbes con i fondi arabi francesi che hanno una percentuale di sangue inglese maggiore (37,5 contro il nostro 50 per cento). Il gran premio di Tarbes è l’appuntamento clou dell’annata francese per i fondi arabi. Inoltre Massimo Meridio in tutte le corse che ha fatto non è mai uscito dal marcatore. E’ anche secondo di una narice nel gran premio internazionale a Chilivani".

Lei è presidente dell’Associazione Anglo-arabi. Come sta andando?

"Bene. Teniamo molto all’aspetto dell’allevamento, da quattro anni organizziamo la Rassegna dei Puledri in Fortezza, una manifestazione che sta crescendo molto e che attira sempre più persone, non solo addetti ai lavori. Nell’ultima edizione c’erano tantissimi bambini e famiglie; quest’anno cercheremo di renderla ancora più bella".  

Quando e come è iniziata questa avventura? Quanti sono oggi gli allevatori senesi che si dedicano con passione a questa razza?

"Negli ultimi anni sono cresciuti molto sia gli allevatori che i numeri. Oggi credo che in zona abbiamo una quarantina, forse anche una cinquantina di puledri, anche se non tutti partecipano alle rassegne. È una realtà ormai importante, in forte crescita, benché spesso non viene riconosciuta come meriterebbe. Gli anglo-arabi sono una razza completamente italiana, e questa è una cosa fondamentale. Bisogna pensare che, a livello di montepremi, tra Sardegna e continente l’anglo-arabo rappresenta solo il 3,5% rispetto ai purosangue inglesi: eppure, grazie alla passione di chi lavora nel settore, si stanno facendo veri e propri miracoli".

"E’ vero. Credo che la passione degli allevatori di anglo-arabi sia anche superiore a quella che si trova tra i purosangue: l’anglo-arabo è il cavallo più vicino alla gente, protagonista delle manifestazioni storiche e ormai riconosciuto in tutta Italia. È una realtà che va valorizzata e sostenuta, anche se non mancano le difficoltà: quest’anno, ad esempio, ci sono state alcune tensioni con il mondo del purosangue".

Pacchierotti con la moglie Valentina

Secondo lei, quali sono i punti di forza del settore e su quali aspetti bisogna lavorare per crescere ancora?

"Il vero punto di forza è il sentimento, la partecipazione che anima tutto il settore: una passione che si vede anche nel Palio e nelle manifestazioni tradizionali. Nel nostro ambiente c’è competizione, ma anche tanto divertimento. Nonostante le risorse economiche siano poche, il settore va avanti lo stesso: la passione viene prima di tutto, anche se ovviamente i fondi sono necessari per sostenere costi che aumentano di anno in anno, sia per il mantenimento che per la gestione dei cavalli da corsa. Aspetti negativi veri e propri non ne vedo, ma credo sia importante continuare a migliorarsi, sia nell’allevamento – con sempre più attenzione e cura – sia nell’allenamento dei puledri. Qui la competenza non manca di certo".

I suoi cavalli sono allenati a Pian delle Fornaci, un impianto tornato recentemente in mano al Comune tramite Sigerico. Quanto è importante questa struttura per voi?

"Per noi è fondamentale. Ho scelto insieme a Luca Bruni, che non è solo il mio allenatore ma quasi un fratello, di allenare i nostri cavalli a Pian delle Fornaci. Siamo insieme da tanti anni, anche nella stalla della Pantera, e abbiamo un rapporto speciale. Crediamo che Pian delle Fornaci sia oggi l’impianto più adatto per portare avanti i nostri puledri da corsa. Se nel tempo si fosse fatto qualche intervento in più, come una dirittura supplementare, sarebbe stato ancora meglio, ma resta comunque una struttura fondamentale. I risultati ci stanno dando ragione: nell’ultimo fine settimana abbiamo vinto gare sia in provincia che fuori, come a Livorno. Quando i cavalli vanno bene, significa che anche il posto in cui lavoriamo è quello giusto".

"Sicuramente il mondo dell’anglo-arabo non è separato né dalla provincia né dal nostro Palio. Da tempo abbiamo iniziato a dialogare anche con l’altra Associazione, presieduta da Osvaldo Costa: ci sono diversi punti in comune, anche se noi ci occupiamo principalmente delle corse regolari e loro di quelle in provincia. Alla fine, però, i cavalli e i proprietari sono sempre gli stessi, per cui si può e si deve lavorare insieme. Serve più attenzione, perché credo che questa sia una risorsa fondamentale per il territorio: la densità di cavalli in provincia di Siena è altissima e va valorizzata, non solo per il Palio o per le corse, ma come patrimonio che coinvolge tutta la comunità. Per il futuro, dobbiamo continuare a fare squadra e lavorare insieme, coinvolgendo sempre di più anche le istituzioni e la cittadinanza".

C’è un ‘grazie’ da dire a qualcuno?

"A tutti coloro che hanno contribuito a questi successi, ma in particolare alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e a Osala che è una fattrice unica, ormai un componente della famiglia".

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